Paola Rivaro, la signora dei ghiacci che studia i cambiamenti climatici
Quando la chiamano La signora dei ghiacci si mette a ridere. Ma il nomignolo che le hanno affibbiato colleghi e amici si addice perfettamente a una scienziata che ha fatto dello studio dellAntartide il proprio principale filone dindagine. Paola Francesca Rivaro, 49 anni, novese, è professore associato alluniversità di Genova e dal 1994 a oggi ha già visitato sette volte il Polo Sud
Quando la chiamano ?La signora dei ghiacci? si mette a ridere. Ma il nomignolo che le hanno affibbiato colleghi e amici si addice perfettamente a una scienziata che ha fatto dello studio dell?Antartide il proprio principale filone d?indagine. Paola Francesca Rivaro, 49 anni, novese, è professore associato all?università di Genova e dal 1994 a oggi ha già visitato sette volte il Polo Sud
Una vita al Polo Sud
Una laurea in biologia, un dottorato in scienze ambientali marine, nel 1994 Paola Rivaro viene contattata dal Pnra, il Programma nazionale di ricerche in Antartide, per partecipare a una spedizione della durata di due mesi nel continente di ghiaccio. “!Ho accettato subito, entusiasta. Quando mai mi capiterà nuovamente un’occasione così?, mi sono detta. E invece da allora le spedizioni al Polo Sud sono diventate sette, quasi una costante della mia vita”, racconta Rivaro.
Lei non lo dice, ma nel 2003 le è stato assegnato dal Pnra e dall’Accademia nazionale dei Lincei il premio di ricerca “Felice Ippolito” per il settore Scienze del Mare.
Certo l’approccio non è stato facile: in Antartide le temperature possono arrivare anche a 80 gradi sotto zero e si tratta del luogo più inospitale del pianeta, l’unico dove gli esseri umani non si sono mai stabiliti. Paola Rivaro ha dovuto sottoporsi anche a un corso di addestramento speciale, per conoscere tutti i rischi a cui andava incontro, in un campo sull’Appennino appositamente allestito per insegnare a sopravvivere negli ambienti più estremi.
Nelle acque più fredde del pianeta
Proprio il fatto che l’uomo non ha mai “contaminato” l’Antartide rende quel continente così speciale per la ricerca scientifica. “Le mie ricerche si svolgono a bordo della nave Italica, che incrocia nel mare di Ross per raccogliere campioni di acqua, i quali vengono poi riportati in patria per le analisi all’università. La spedizione dura due mesi, ma poi per analizzare i dati serve circa un anno di lavoro in laboratorio”, afferma Rivaro.
Quello che in tanti non sanno è che il Programma nazionale di ricerche in Antartide sviluppato dall’Italia è ormai entrato nel suo trentunesimo anno di attività. Sulla piattaforma continentale è anche attiva la base italofrancese Concordia. “Il nostro è uno dei Paesi più all’avanguardia nelle ricerche al Polo Sud. Ma l’attenzione del pubblico e delle autorità è piuttosto scarso, e ogni anno dobbiamo fare i conti con il taglio dei finanziamenti”, dice la docente novese. Già, avrà pensato qualcuno: “visto che gli scienziati del Pnra sono così bravi, probabilmente possono riuscire a compiere le loro ricerche anche senza fondi”. È ovvio che non funziona così.
Cambiamenti climatici, un fatto certo
Ma veniamo ai dati. Che la temperatura terrestre abbia fluttuato nel corso delle ere è cosa nota alla scienza ormai da molto tempo. Lo spostamento dell’asse terrestre e le grandi eruzioni vulcaniche, tanto per fare un paio di esempi, ciclicamente hanno fatto variare la temperatura media. La quantità di anidride carbonica, invece, si è sempre mantenuta su valori piuttosto costanti. Nell’ultimo mezzo secolo, invece, si è avuto un innalzamento esponenziale delle quantità di Co2 nell’atmosfera. È proprio in Antartide che le “carote” di ghiaccio raccolte a migliaia di metri di profondità ci raccontano la storia climatica della Terra.
“Che sia in atto un riscaldamento globale è un fatto che la scienza considera certo al 99 per cento – dice Rivaro – E al 95 per cento siamo sicuri che almeno metà del riscaldamento sia provocato dalle attività umane”.
Quando qualcosa non va nel clima del pianeta, è al Polo Sud che suona il primo campanello d’allarme. Per questo per la ricerca scientifica italiana è importante essere là. L’Antartide è un motore che manda acque fredde in tutti gli oceani del globo, generando correnti che bilanciano gli eccessi di temperatura (il 93 per cento dell’aumento dell’energia climatica si trasmette dall’atmosfera al mare). Oggi però le quelle acque hanno meno sale, meno ossigeno e si muovono molto più lentamente. La colpa? È proprio dell’eccesso di anidride carbonica.
La nostra “Signora dei ghiacci”
Paola Rivaro giudica abbastanza positivamente l’accordo sul clima firmato lo scorso anno. «Ci sono sicuramente delle criticità e degli elementi che si sarebbero potuti migliorare, ma gli impegni presi dagli Stati firmatari sono un buon punto di partenza». Se si riuscirà a contenere l’innalzamento della temperatura terrestre a 1,5-2 gradi rispetto all’era preindustriale, ci sono buone prospettive per limitare i cambiamenti climatici (ma per centrare l’obiettivo, le emissioni devono cominciare a calare dal 2020).
A differenza della conferenza di Copenhagen del 2009, quando l’accordo si era arenato, nel 2015 a Parigi ha aderito praticamente tutto il mondo, compresi i quattro più grandi inquinatori: oltre all’Europa, anche la Cina, l’India e gli Stati Uniti si sono impegnati a tagliare le emissioni.
Se qualcosa cambierà, sarà anche merito della nostra “Signora dei ghiacci”.