Rottura tra sindacati sul gruppo Gavio. Uil: “non firmate accordi di zona”
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22 Marzo 2016
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Rottura tra sindacati sul gruppo Gavio. Uil: “non firmate accordi di zona”

Frattura tra i sindacati Cgil, Cisl e Uil sul rinnovo degli accordi con il settore trasporti idrocarburi nel gruppo Gavio. Uil propone un tavolo nazionale e chiede ai suoi iscritti di non siglare accordi di zona. Il primo è stato siglato ad Arquata: “prevede penali insostenibili per i lavoratori”

Frattura tra i sindacati Cgil, Cisl e Uil sul rinnovo degli accordi con il settore trasporti idrocarburi nel gruppo Gavio. Uil propone un tavolo nazionale e chiede ai suoi iscritti di non siglare accordi di zona. Il primo è stato siglato ad Arquata: ?prevede penali insostenibili per i lavoratori?

PROVINCIA – Uil da una parte; Cgil, Cisl dall’altra. Viaggiano divisi al loro interno i sindacati del settore trasporti sugli accordi “di zona” che il gruppo Gavio starebbe portando avanti.
Gerardo Migliacco, segretario regionale Uil Trasporti, Gianmario Statella per la zona di Novara, Alessandro Porta, segretario provinciale Uil Trasporti Alessandria (nella foto) chiedono, quindi, che torni a riunirsi un tavolo nazionale e ai propri iscritti “di non firmare gli accordi di zona”.
“Il contratto nazionale, tra gruppo sindacati, siglato nel 2011 è scaduto nel giugno 2014 – spiegano – da allora l’azienda ha come nicchiato davanti alla nostra richiesta di un rinnovo complessivo, portando di fatto avanti accordi territoriali.”
Il primo è stato siglato ad Arquata, sottoscritto da Cgil e Cisl, ma non da Uil. “Torniamo a chiedere un tavolo nazionale o, per lo meno, regionale, per la revisione del contratto collettivo”, dicono.
Il 29 marzo è stato convocato un primo incontro a Milano. Vista la prima apertura,Uil ha sospeso la proclamazione dello stato di agitazione ma, intanto, chiede ai suoi iscritti di non sottoscrivere nulla a livello individuale. Sono circa 200 gli iscritti Uil e costituiscono “il sindacato più rappresentano tra i lavoratori del gruppo”, dicono i tre segretari.
Sono circa 1300 gli autisti del gruppo in Piemonte, di cui circa 300 in provincia di Alessandria. Gli accordi arquatesi introducono, spiegano ancora Migliacco, Statella e Porta, una penale a carico degli autisti, la cosiddetta “miscela accidentale”,ossia l’applicazione di una decurtazione di 150 euro in busta paga in caso di errori, anche non imputabili direttamente all’autista, come un rifornimento errato ad una stazione di servizio, oppure in caso di ritardo. “Una penale inaccettabile”. Non solo: da contrattualizzare, secondo Uil, ci sono anche i carichi di lavoro e di straordinario. Una grande fetta della retribuzione dei trasportatori è infatti determinata della trasferta e dallo straordinario ma, trattandosi di un lavoro classificato come “discontinuo” (ci sono ad esempio i tempi di attesa di carico e scarico) è complesso determinarli. “Per questo è un tema che va affrontato a livello nazionale, e non territorialmente”.
Uil assicura di “non voler determinare l’uscita dal mercato del gruppo”, imponendo richieste inaccettabili: “Responsabilmente, siamo i primi a volere che l’azienda possa lavorare e bene”. Ma occorrono “regole certe e condivise”, valide per tutti.
E qui si apre un’altra problematica: l’utilizzo di autisti “esterni”, dipendenti formalmente da aziende con sede all’estero, “imprestati” al gruppo per consegne. “Una pratica adottata sempre più in modo ricorrente ma, proprio perchè non dipendenti diretti, è più difficile attuare controlli”.
Dal mese di dicembre, infatti, è arrivato un subvettore transnazionale, un subappalto, che lavora per la casa di spedizioni come prestatori d’opera sui mezzi Autosped.
I dipendenti Autosped vedono in questa tendenza, che si verifica non solo qui ma a livello nazionale, una grande problematica per la gestione del lavoro e dei lavoratori, che sono così divisi in personale di serie A e di serie B. La discriminazione è considerata dunque duplice, da un lato perché i dipendenti di Autosped spesso si trovano in ferie per far lavorare gli altri, sia italiani che stranieri, che a loro volta vengono pagati con uno stipendio forfettario, senza troppe tutele. Questo fenomeno non fa che generare discriminazione e problematiche per i lavoratori dei settori container del Gruppo Gavio
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