Classicissima d’epoca, gara piena di emozioni
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Maurizio Iappini - m.iappini@ilnovese.info  
25 Marzo 2016
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Classicissima d’epoca, gara piena di emozioni

I novesi Diego Firpo, Diego Maranetto, Gian Paolo Bovone, il vogherese Achille Torri, il tortonese Anselmo Gera, il castelnovese Gianni Mariotti e il giovanissimo Jacopo Borelli di Bosco Marengo sono stati fra i 54 partecipanti alla Classicissima d’epoca

I novesi Diego Firpo, Diego Maranetto, Gian Paolo Bovone, il vogherese Achille Torri, il tortonese Anselmo Gera, il castelnovese Gianni Mariotti e il giovanissimo Jacopo Borelli di Bosco Marengo sono stati fra i 54 partecipanti alla Classicissima d’epoca

NOVI LIGURE – Hanno rivissuto esattamente le sensazioni che provavano i primi pionieri in sella a biciclette di altri tempi. Sette alessandrini fra cui alcuni novesi e tortonesi hanno infatti partecipato alla Milano-Sanremo d’epoca, una prova sui generis che ricalca appieno la gara dei professionisti ma che ha regole totalmente diverse.
I novesi Diego Firpo [nella foto], Diego Maranetto, Gian Paolo Bovone, il vogherese Achille Torri, il tortonese Anselmo Gera, il castelnovese Gianni Mariotti e il giovanissimo Jacopo Borelli di Bosco Marengo sono stati fra i 54 partecipanti alla Classicissima d’epoca. Per loro un’avventura di quelle da raccontare ai posteri perché hanno provato le stesse sensazioni che provavano i ciclisti degli anni Venti e Trenta del secolo scorso: requisito indispensabile per partecipar alla Sanremo vintage era essere dotati di bicicletta che non fosse stata costruita dopo i primi anni Trenta ed essere vestiti con abiti in linea con la bici usata.

Fra i più apprezzati proprio Jacopo Borelli che era il più giovane iscritto e in sella a una Maino invidiata da molti. “Abbiamo vissuto un’esperienza unica, in grande stile”, hanno raccontato sulla via del ritorno gli indomiti emuli di Girardengo e Binda, ancora con la fatica nelle gambe e nel corpo perché percorrere 280 chilometri già non è semplice, farlo in sella a una bicicletta vecchia di quasi un secolo ancor più complicato. Per loro la partenza è stata a mezzanotte di sabato da Binasco ed è stato un avvio in grande stile, con tanto di fanfara, passerella per la punzonatura e chiamata individuale per quei cinquanta temerari che poi hanno preso il via con le luci dei fuochi d’artificio, come si faceva nelle prime edizioni.
“In pratica la filosofia della corsa è quella filologica: riportare indietro la lancetta del tempo cercando di essere il più fedeli possibile alle prime Sanremo dei pionieri di questo sport. Per farlo, il percorso ricalcava quello originale, senza la Cipressa e il Poggio col solo capo Berta nel finale dove l’ex professionista Serpellini ha fatto il vuoto salvo poi rientrare nel gruppo perché si è arrivati tutti insieme”.
Per i novesi il supporto logistico è arrivato da Gino Moratto e Claudio Marengo che hanno sopperito alle problematiche tecniche della corsa fornendo ai partecipanti anche quel sostegno psicologico indispensabile per arrivare fino in fondo e prendersi il meritato applauso del pubblico.

L’unica nota negativa, l’assoluto “silenzio” che ha contraddistinto il passaggio (intorno alle 4 del mattino) della corsa a Novi: se a Tortona, gli organizzatori della Mitica non hanno fatto mancare il loro apporto con un rifornimento e facendo sentire i ciclisti a casa loro, nella città dei Campionissimi nessuno ha pensato bene di sostenere atleti che hanno onorato il ciclismo rievocando, almeno nelle intenzioni, i fasti del passato

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