Lidia Carbonetti, dai trionfi nello sci nordico alla pace di Carpeneto
La sottile linea rossa che unisce Carpeneto allo sci di fondo e al mondo passa dal sorriso e dallentusiasmo di Lidia Carbonetti e Paolo Baretta, uno degli esempi più classici di chi ha il coraggio di mollare tutto e ricominciare una nuova vita, totalmente diversa da quella vissuta fino alla soglia dei 40 anni
La ?sottile linea rossa? che unisce Carpeneto allo sci di fondo e al mondo passa dal sorriso e dall?entusiasmo di Lidia Carbonetti e Paolo Baretta, uno degli esempi più classici di chi ha il coraggio di mollare tutto e ricominciare una nuova vita, totalmente diversa da quella vissuta fino alla soglia dei 40 anni
Lidia e Paolo infatti da qualche anno si sono insediati a Carpeneto, attratti dalla bellezza di colline “ancora selvagge e belle come quelle di altre più rinomate zone d’Italia”, per usare le parole dolci di Lidia, una che di queste terre si è innamorata: il loro non è però un “buen retiro” ma l’inizio di una nuova attività legata al mondo del vino, come spiega proprio Lidia Carbonetti: “Io e Paolo lavoravamo nel mondo della finanza a Milano ma eravamo un po’ stanchi di quel genere di vita. Così, abbiamo deciso di chiudere con quel mondo e di cambiare attività arrivando un po’ per caso a Carpeneto dove abbiamo aperto un agriturismo, coltiviamo uva e produciamo vino, tutto rigorosamente biologico e prodotto con i nostri grappoli, senza “aiutini” esterni o artificiali”.
Detta in questo modo, sembra una cosa semplice ma per far le cose perbene e per vivere di quello che si fa e che piace, serve studio e Lidia Carbonetti non è tipo da farsi spaventare: “Mi sono rimessa in gioco e ho posto nel cassetto la mia laurea in matematica per tornare all’Università, laurearmi in Biologia e specializzarmi in enologia. Contemporaneamente abbiamo ristrutturato una vecchia cascina”.
Quella vecchia cascina ha un nome che è tutto un programma, in linea con la fantasia e il coraggio dei suoi proprietari, La Bella Vite. Ma l’originalità è nel Dna di chi ha fatto una scelta di vita da “vado a vivere in campagna” e infatti l’agriturismo connesso alla cascina che produce oltre 20 mila bottiglie di vitigni locali (barbera e Dolcetto di Ovada in primis) offre delle stanze che sono un inno alla natura e alla fantasia: le “Camere con vigna” non sono infatti un semplice gioco di parole ma vere e proprie stanze costruite ai margini dei vigneti del cascinale.
Basta vederle per capire la passione e l’amore che Paolo e Lidia hanno in quello che fanno perché la cura dei dettagli e l’armonia dell’edilizia in sintonia con l’ambiente circostante sono l’esempio di come si possa investire sul territorio anche se non lo si conosce. Infatti i nomi dei vini prodotti sono in stretto dialetto ovadese: Aur-Oura, Losna, Steira, Erche, Rapp, Rataraura, Reitemp, Ròo per citarne alcuni e anche la scelta non è casuale. Aur-Ora vuol dire Ora, Rapp è il grappolo di uva, Ròo è il chiaro di luna, Reitemp il suono della campane che annunciavano nell’ottocento il temporale mentre Rataraura è il pipistrello.
“Ci siamo documentati – prosegue Lidia Carbonetti – e per i nomi ci siamo ispirati a un dizionario di dialetto monferrino scritto nel secolo scorso da un umanista di Carpeneto, Ferrario”, l’ennesima dimostrazione che l’intuizione senza applicazione non porta da nessuna parte.
Per chi ha scelto di fare dell’amore per la natura una scelta di vita professionale, il legame col mondo è rappresentato dalla passione per lo sci di fondo: Lidia Carbonetti e Paolo Baretta infatti praticano lo sci nordico con il vulcanico Vincenzo La Camera e lo Sci Serravalle Scrivia ma anche in questa disciplina la passione è qualcosa di più profondo. Proprio il mese scorso infatti Lidia Carbonetti è diventata una delle poche master donne italiane in grado di potersi fregiare del diploma di Worldloppet Tour, un riconoscimento per chi riesce a disputare un determinato numero di gran fondo internazionali in un certo numero di stagione e in tutti i continenti.
“La passione me l’ha attaccata Paolo ed è arrivata dopo i 30 anni: ho iniziato e non mi sono più fermata e a febbraio a Lahti in Finlandia ho chiuso un piccolo cerchio. In Italia credo che ci siano soltanto altre poche donne che hanno conseguito questa sorta di diploma e non nascondo che sono molto soddisfatta anche perché con la nostra passione portiamo in giro per il mondo i nostri prodotti che infatti sono esportati in molti continenti, dall’America all’Asia. Credo che la promozione dei nostri vitigni sia anche un fattore di gruppo e con altri piccoli produttori di vino cerchiamo di far conoscere il Dolcetto di Ovada con iniziative in diverse parti d’Italia”.
Insomma, un uomo e una donna che possono essere d’esempio a molti imprenditori locali perché, da forestieri, hanno saputo vedere con occhi diversi una realtà, la nostra, fatta di eccellenze che i piemontesi tendono a sottovalutare.