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Unioni civili e convivenze, a Novi arriva la senatrice Cirinnà
Presso la biblioteca civica di Novi Ligure sarà ospite la senatrice Monica Cirinnà, autrice della omonima legge, in una iniziativa del Partito Democratico dal titolo Dal diritto di famiglia al diritto delle famiglie: unioni civili e convivenze"
Presso la biblioteca civica di Novi Ligure sarà ospite la senatrice Monica Cirinnà, autrice della omonima legge, in una iniziativa del Partito Democratico dal titolo ?Dal diritto di famiglia al diritto delle famiglie: unioni civili e convivenze"
NOVI LIGURE – Domani, sabato 16 aprile, alle 10.00, presso la biblioteca civica di Novi Ligure, sarà ospite la senatrice Monica Cirinnà, autrice della omonima legge, in una iniziativa del Partito Democratico dal titolo “Dal diritto di famiglia al diritto delle famiglie: unioni civili e convivenze”. Parteciperanno all’iniziativa Mino Orlando, presidente della Consulta di Bioetica di Novi Ligure, e l’associazione Lgbtqi Tessere le Identità. Introdurranno Diego Minetto, segretario del Pd di Novi, e il sindaco Rocchino Muliere. Saranno presenti i parlamentari Pd del territorio.
Nel nostro Paese il dibattito sulle unioni tra persone dello stesso sesso prese piede nell’ormai lontano 1986, quando la senatrice Ersilia Salvato e le deputate Romana Bianchi e Angela Bottari depositarono presso le rispettive Camere i primi disegni di legge sulle unioni civili. Da allora sono passati trent’anni, e mentre in gran parte dell’Ue e degli Usa hanno fatto in tempo ad affermarsi prima le unioni civili e poi il matrimonio egualitario, in Italia sono naufragati prima i Pacs (i patti civili di solidarietà) e poi i Dico (diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi); trent’anni durante i quali sono stati negati i più elementari diritti agli omosessuali italiani. Il 25 febbraio di quest’anno però un importante passo in avanti è stato finalmente compiuto.
Con l’approvazione al Senato del testo inizialmente predisposto dalla senatrice Monica Cirinnà, il Pd è stato capace di scrivere una nuova pagina del Diritto di famiglia del nostro Paese, dando riconoscimento pubblico alle coppie formate da persone dello stesso sesso e portando loro diritti e doveri che gli erano stati finora preclusi.
“Un traguardo significativo, il cui raggiungimento è stato però difficile; l’opposizione delle forze conservatrici, determinate a sbarrare la strada a una legge di civiltà, in Parlamento è stata forte: il compromesso raggiunto ha infatti portato allo stralcio della stepchild adoption – l’adozione del figlio del partner – anche se sono stati preservati il lavoro dei giudici e il consolidamento della giurisprudenza a tutela dei bambini. C’è dunque ancora molto da fare, anche se quanto finora ottenuto lo si può ritenere un risultato importante; un primo significativo passo in avanti nel cammino per l’uguaglianza dei diritti”.
Nel nostro Paese il dibattito sulle unioni tra persone dello stesso sesso prese piede nell’ormai lontano 1986, quando la senatrice Ersilia Salvato e le deputate Romana Bianchi e Angela Bottari depositarono presso le rispettive Camere i primi disegni di legge sulle unioni civili. Da allora sono passati trent’anni, e mentre in gran parte dell’Ue e degli Usa hanno fatto in tempo ad affermarsi prima le unioni civili e poi il matrimonio egualitario, in Italia sono naufragati prima i Pacs (i patti civili di solidarietà) e poi i Dico (diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi); trent’anni durante i quali sono stati negati i più elementari diritti agli omosessuali italiani. Il 25 febbraio di quest’anno però un importante passo in avanti è stato finalmente compiuto.
Con l’approvazione al Senato del testo inizialmente predisposto dalla senatrice Monica Cirinnà, il Pd è stato capace di scrivere una nuova pagina del Diritto di famiglia del nostro Paese, dando riconoscimento pubblico alle coppie formate da persone dello stesso sesso e portando loro diritti e doveri che gli erano stati finora preclusi.
“Un traguardo significativo, il cui raggiungimento è stato però difficile; l’opposizione delle forze conservatrici, determinate a sbarrare la strada a una legge di civiltà, in Parlamento è stata forte: il compromesso raggiunto ha infatti portato allo stralcio della stepchild adoption – l’adozione del figlio del partner – anche se sono stati preservati il lavoro dei giudici e il consolidamento della giurisprudenza a tutela dei bambini. C’è dunque ancora molto da fare, anche se quanto finora ottenuto lo si può ritenere un risultato importante; un primo significativo passo in avanti nel cammino per l’uguaglianza dei diritti”.