Forte di Gavi, un volume su scritte e graffiti
Un lungo e paziente lavoro di esplorazione, svolto su centinaia di metri di superfici con tracce talvolta inconsistenti a causa del tempo, degli eventi atmosferici e della scarsa qualità delle pietre. Sono i segni lasciati dagli inquilini che nel Forte di Gavi si sono succeduti e che sono racchiusi nel volume curato da Di Raimondo e Pucci
Un lungo e paziente lavoro di esplorazione, svolto su centinaia di metri di superfici con tracce talvolta inconsistenti a causa del tempo, degli eventi atmosferici e della scarsa qualità delle pietre. Sono i segni lasciati dagli inquilini che nel Forte di Gavi si sono succeduti e che sono racchiusi nel volume curato da Di Raimondo e Pucci
Sono i segni lasciati dagli inquilini che nel Forte di Gavi si sono succeduti. Dagli stemmi istituzionali del Castello ai marchi dei lapicidi lasciati sui conci in pietra, per arrivare ai numerosi e estemporanei graffiti che i soldati hanno impresso in ogni angolo di questa grande fortezza. Il lavoro è stato portato a termine da Armando di Raimondo e Italo Pucci, autori di “Le pietre scritte del Forte di Gavi”, Erga edizioni.
Iniziato nel 2012, il lavoro è stato condotto con metodicità, ispezionando tutti i bastioni, le superfici dei quartieri e dei magazzini, incluse le buie celle dei sotterranei, oggi quasi impraticabili. Pareti che sono state esaminate, fotografate e anche misurate, mettendo in luce stemmi, marchi e graffiti spesso invisibili a occhio nudo, ma che, grazie alla tecnica del frottage e alla luce radente appositamente allestita, è stato possibile riscoprire.