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Restò fedele all’Arma: il suo sacrificio riconosciuto a distanza di 70 anni
Gerardo Saporito, carabiniere morto in servizio, innamorato dellArma al punto di esprimere il desiderio di farsi seppellire in uniforme. Dopo l8 settembre 1943, carabiniere del Regno, anziché gettare la divisa e darsi alla macchia sceglie di rifiutare di prendere ordine dai nazifascisti e per viene spedito in un lager
Gerardo Saporito, carabiniere morto in servizio, innamorato dell?Arma al punto di esprimere il desiderio di farsi seppellire in uniforme. Dopo l?8 settembre 1943, carabiniere del Regno, anziché gettare la divisa e darsi alla macchia sceglie di rifiutare di prendere ordine dai nazifascisti e per viene spedito in un lager
Una storia tutta da raccontare quella di Gerardo Saporito, carabiniere da sempre e morto in servizio, innamorato dell’Arma al punto di esprimere il desiderio di farsi seppellire in uniforme. Per il soldato nato nel 1922, la Storia, sua e quella del mondo, si materializza nel 1943, dopo l’8 settembre quando, carabiniere del Regno in servizio a Bra, anziché gettare la divisa e darsi alla macchia sceglie di rifiutare di prendere ordine dai nazifascisti e per questo viene spedito in una campo di concentramento tedesco, cioè un lager.
Di quell’esperienza Gerardo Saporito non parlerà praticamente mai, forse per il timore di non essere creduto come accadde ai pochi (come Primo Levi) che tornarono dall’Orrore. Infatti, il figlio Domenico non saprà probabilmente mai neppure dove fu internato il padre.
Poi, come spesso accade quando si decide di riaprire il cassetto dei ricordi, domenica Saporito ha voluto dare un seguito a un attestato di benemerenza conferito al padre nel 1954 dall’Arma dei carabinieri per “internamento in Germania”, come recita la menzione della Croce di Guerra conferitagli in quell’occasione: da quel documento, l’unico che attestasse la deportazione di Gerardo Saporito, il figlio Franco ha ricostruito un filo con la storia e ha chiesto alla presidenza del consiglio dei Ministri la medaglia alla memoria conferita lo scorso 2 giugno in Prefettura ad Alessandria dalle mani del sindaco di Borghetto Enrico Bussalino.
Poi, Franco Saporito si è fatto coraggio e ha avvicinato il comandante provinciale dei carabinieri Enrico Scandone chiedendo al colonnello una foto con la medaglia appena attribuita al padre. “Papà Gerardo sarebbe stato orgoglioso di posare con quello che a distanza di 50 anni sarebbe stato il suo comandante”, ha spiegato ancora Franco che ha anche ricordato come la maggiore sofferenza del padre fosse l’accusa di essere fascista per il solo fatto di prestare servizio nell’Arma, “ma chi gliela rivolgeva e dava anche a me fascista per essere figlio di carabiniere non poteva sapere che quell’uomo in divisa era stato deportato per avere mantenuto fedeltà al giuramento prestato”.