“Addio Anpi, ora ci tocca l’AnPd”
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“Addio Anpi, ora ci tocca l’AnPd”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Franco Barella, il partigiano Lupo, a proposito dell'Anpi, l'associazione che riunisce i partigiani d'Italia, e delle recenti nomine effettuate all'interno della sezione novese

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Franco Barella, il partigiano Lupo, a proposito dell'Anpi, l'associazione che riunisce i partigiani d'Italia, e delle recenti nomine effettuate all'interno della sezione novese

LETTERE AL DIRETTORE – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Franco Barella, il partigiano Lupo, a proposito dell’Anpi, l’associazione che riunisce i partigiani d’Italia, e delle recenti nomine effettuate all’interno della sezione novese.

In quel di Rimini venne nominato presidente nazionale Carlo Smuraglia, “Partigiano della Divisione Cremona” come si legge in internet. Divisione Cremona: una divisione dell’esercito luogotenenziale del sud, altrettanto encomiabile, forse anche più delle “bande partigiane”, ma a esse assolutamente estranea. Quindi Carlo Smuraglia è un combattete per la libertà, ma non un partigiano. Smuraglia fu già senatore del Partito Comunista, come “Attilio”, lo zio della senatrice del Partito Democratico, Carla Nespolo, organizzatrice, qui da noi, delle recenti elezioni nelle sezioni Anpi. Accade così che in Alessandria, alla presidenza del comitato provinciale dell’Anpi, in luogo del partigiano “Ivan”, eleggano una pur degna persona, ma, guarda caso, iscritto o simpatizzante che sia, del Pd, ma non ex partigiano. A Novi, in preparazione delle elezioni, fanno affluire un certo numero di ragazzi fedeli al partito, danno disposizioni al sindaco, che convoca l’assemblea elettorale e a Moro, che confesserà poi di avere eseguito degli ordini, di indicare ai suddetti neoiscritti ad hoc, pur precedentemente istruiti, per la presidenza della sezione novese, Giovanni Malfettani, già appartenente al Pci. Una altrettanto degna persona, ma neanche lui ex partigiano Un anziano novese, mio coetaneo e caro amico, mi avvicina e con impeto mi si rivolge: «In pusaiva almenu spetò che vuiotri trai o quatru partigianni cu ghe incura, i murisi prima id fo id l’Anpi na celula de e Pci. U gaiva rason Sanguineti, quel pueta senaise, che parlanda di partigiani la scritu: “Che nu s’acorsn che sa se teinta de sepelili suta a rumeinta”». E mi consegna la tessera dell’Anpi aggiungendo: «Domla ndrera quande ca sarà scrita giusta ciuè: “AnPd”.
Addio Anpi, associazione rigorosamente indipendente e lontana dal “partitismo”, dedita a conservare e, soprattutto, a tramandare la memoria dei centosessanta nove ragazzi della nostra Novi e dei nostri paesi attorno, che, insieme ad altri 401 loro compagni provenienti da tutta Italia «riposano ora con il viso nella terra» (Prevert) sulle nostre colline dove caddero, o, divenuti fumo nei forni crematori dei Konzentrationslager, «ancora vagano nel vento cercando libertà fra rupe e rupe, contro la schiavitù del suoi tradito» (Cini).
Addio Anpi, mi eri molto cara così come ti aveva voluta “Scrivia”, il tuo fondatore: una memoria lontana dalle congreghe partitiche, una memoria indipendente, di giorni lontani, tremendi quanto esaltanti, quando, con tanto giovane sangue, fu lavato dal fango dell’8 Settembre il Tricolore del Risorgimento.

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