Cronaca di una mattinata in pullman con le linee urbane del Cit
Abbiamo provato per voi le due linee urbane di Novi. Poca gente le usa, e pochissimi pagano il biglietto. Gli orari sono complicati, ma i mezzi sono puliti e puntuali
Abbiamo provato per voi le due linee urbane di Novi. Poca gente le usa, e pochissimi pagano il biglietto. Gli orari sono complicati, ma i mezzi sono puliti e puntuali
Abbiamo deciso di provare per voi i pullman gialli che girano per Novi e abbiamo scoperto alcune cose molto interessanti.
A Novi esistono due linee urbane, chiamate con poca fantasia linea 1 e linea 2. La linea 1 parte dal Lodolino, va in stazione, prosegue su via Mazzini, arriva al quartiere G1 lungo viale Pinan Cichero, quindi arriva fino alla frazione Merella e torna indietro, con una percorrenza totale di circa 20 chilometri.
La linea 2 parte dal quartiere G3, va in stazione e quindi alla zona artigianale Cipian e ritorno, con una lunghezza di circa 10 km.
L’orario dei mezzi è scaricabile su internet, nel sito del Cit, oppure bisogna accontentarsi di leggere le indicazioni sulle fermate. Il primo ostacolo che abbiamo incontrato nella nostra prova è stato proprio l’orario: davvero difficile la sua lettura. Per ogni orario di partenza alcune fermate vengono fatte, altre saltate, e la stesura stessa dell’orario è ben poco chiara. Basti dire il pullman che parte alle 13.20 dal G3 arriva al cipian all’ora “?”. Un refuso, un buontempone in qualche ufficio oppure neanche il Cit sa a che ora arrivi?
Sono davvero parecchi i simboli usati nell’orario: dal facile NS (escluso il sabato) ai più criptici “»” (transita in piazzale Aldo Moro) e “£” (non transita in corso Marenco).
Per la nostra prova, partiamo da via Nassiriya con il mezzo delle 7.51 della linea 1, seguire tutto il percorso, poi saltare sulla linea 2 e fare anche lì un giro completo.
I biglietti sono in vendita presso tabaccherie ed edicole e così facciamo: 1 euro e 10 centesimi per un biglietto che vale un’ora.
Ci presentiamo alla fermata a un quarto alle 8 e con noi c’è una signora anziana e una mamma con il suo bambino: lo porta dai nonni e poi va a lavorare all’outlet, sempre in pullman. «Purtroppo il Lodolino non è ben servito» dice la mamma «soprattutto per il ritorno: l’ultimo arriva alle 16, e dopo bisogna andare a piedi.»
Sul pullman ci sono due timbratrici, una davanti e una dietro. La prima è aggiornata all’ora legale, mentre l’altra è ancora a quella solare. Meno male che timbriamo in quella giusta, altrimenti il biglietto appena timbrato era già scaduto. Il mezzo è pulito e confortevole, per quanto può esserlo un pullman urbano. In 10 minuti siamo in stazione e il mezzo si vuota delle poche persone che erano salite. Ripartiamo lungo via Mazzini, poi svoltiamo in via Carducci, via Papa Giovanni, e percorriamo tutto il viale delle rimembranza. Poche persone, e pochissime che timbrano il biglietto.
Dopo aver percorso via Manzoni, per andare alla Merella facciamo un giro lunghissimo, attraversando tutto Pozzolo e arrivando fino a Bettole. A Merella nessuno sale o scende: tanta fatica per nulla? Torniamo facendo la strada più breve, lungo quella che i novesi chiamano “salita dello zucchero”. Sembra strano che all’andata si sia scelto un percorso così lungo, ma poi lo scopriremo.
Torniamo in viale della rimembranza e ripassiamo in via Carducci per arrivare al quartiere G1, o come dicono i novesi in “via Crispi”. Qui salgono un po’ di persone, tra cui una ragazza che prima di salire (senza biglietto) spegne la sigaretta contro la fiancata del pulmann. Ritornati in stazione, chiediamo all’autista il perché di un giro così lungo per arrivare alla Merella.
«Prima facevamo manovra e giravamo indietro» spiega «ma era pericoloso perché non ci sono spazi adeguati e una volta ci fu un brutto incidente, grazie anche alla nebbia. Da allora, passiamo da Pozzolo così siamo già girati giusti.»
La sicurezza è sempre un’ottima motivazione, ma ci mettiamo a fare due conti. Per non fare manovra, il tragitto viene allungato di 4 chilometri. Questo per 6 corse al giorno, che vuol dire che ogni anno sono circa 10 mila chilometri in più. Con quel che consuma un autobus, non sarebbe stato più conveniente costruire un piazzale alle Merella per far manovra? Meno chilometri, meno costi, meno inquinamento, tempi di percorrenza minori.
Finita la linea 1, saltiamo sulla 2. Anche qui poche persone, pochissimi che timbrano il biglietto. Alla fermata del cimitero scendono tre vedove, vanno a trovare i mariti. Una nella borsa ha un vaso di fiori, e si lamenta del peso.
Tutti si conoscono sul pullman: probabilmente sono viaggiatori quotidiani. C’è chi parla della partita vinta contro la Spagna, della prossima sfida con la Germania. Al G3 salgono una decina di persone, è il massimo dell’affollamento che abbiamo visto. Nessuno timbra il biglietto, però. Chiediamo lumi agli autisti una volta tornato in stazione.
La domanda li imbarazza un po’. Si vede che vorrebbero dire come stanno le cose, ma temono forse di finire sul giornale. Fatto sta che gli invalidi non pagano, e molti anziani probabilmente lo sono. Gli altri, bisognerebbe chiederglielo. Ma in servizio c’è solo l’autista, e deve guidare. Quindi, se uno non ha il biglietto, nessuno gli contesta la corsa a sbafo.
Il bilancio di questa gita, di questi 30 chilometri in giro per Novi, non è dei migliori. Poche persone usano il trasporto urbano, e la maggior parte di quelli che lo usano, lo fanno a sbafo. Nessuno controlla il “titolo di viaggio”. I mezzi sono confortevoli e puliti, ma le linee sono complicate i gli orari sembrano messi giù da un enigmista e riservati ai solutori “più che abili”.
Appare evidente che le linee vanno aggiornate: nessuna fermata, ad esempio, vicino all’ospedale e poche al Lodolino, dove pure abitano molti novesi.
I mezzi girano senza sosta tutto il giorno: la linea 1 fa 20 corse dalle 6 del mattino alle 8 di sera, e la linea 2 ne fa 12. I mezzi ci sono, il personale anche, i problemi sembrano più organizzativi che strutturali. Per convincere i novesi a usare i mezzi pubblici, bisognerebbe innanzitutto rendere più chiari e semplici gli orari, e poi rivedere linee e passaggi. Per convincerli a pagare il biglietto, forse bisognerebbe ogni tanto far salire qualche agente di polizia municipale.