Rifiuti elettronici, scatta l’obbligo del ritiro per i negozi
Fino a ieri, i centri commerciali specializzati in elettronica di consumo erano tenuti ad offrire ai propri clienti la possibilità dell'"uno contro uno": per ogni elettrodomestico acquistato, erano tenuti al ritiro dell'usato da parte dell'acquirente. A questa opportunità, per altro non molto usata dai cittadini, ora si aggiunge l'"uno contro zero": i centri commerciali sono obbligati al ritiro dei piccoli elettrodomestici anche se non si compra nulla
Fino a ieri, i centri commerciali specializzati in elettronica di consumo erano tenuti ad offrire ai propri clienti la possibilità dell'"uno contro uno": per ogni elettrodomestico acquistato, erano tenuti al ritiro dell'usato da parte dell'acquirente. A questa opportunità, per altro non molto usata dai cittadini, ora si aggiunge l'"uno contro zero": i centri commerciali sono obbligati al ritiro dei piccoli elettrodomestici anche se non si compra nulla
E’ in vigore infatti dall’inizio del mese il decreto 121 del 31 maggio 2016 che impone a ogni negozio con superficie minima di 400 metri quadri l’obbligo di consentire il conferimento dei Raee (Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) con dimensioni fino a 25 centimetri anche in assenza di acquisto.
Le disposizioni per il ritiro “Uno contro Zero” diventeranno a tutti gli effetti operative a partire dal 22 luglio 2016.
Lo scopo della nuova normativa è di incrementare la raccolta di questi rifiuti in vista degli obiettivi europei: entro la fine di quest’anno dovremo arrivare a raccogliere il 45% di quanto immesso nel mercato.
Cellulari, tablet, ferri da stiro e in generale i piccoli oggetti elettronici rappresentano il segmento di Raee più difficile da intercettare, perché per le loro dimensioni spesso vengono conferiti nella raccolta indifferenziata. Questi rifiuti rappresentano anche una vera risorsa di materie prime seconde: il 95% può essere riciclato.
Come per altri tipi di rifiuti, anche sui Raee all’acquisto è applicata una tariffa che vale come contributo per il riciclaggio del materiale. In parole semplici, ogni volta che andiamo a comprare un elettrodomestico o un aggeggio elettronico paghiamo già il suo smaltimento. Se poi però non lo avviamo al riciclaggio, abbiamo pagato per nulla.
La nuova legge prevede anche l’obbligo da parte dei centri commerciali della pubblicità di questa nuova opzione: i centri commerciali dovranno evidenziare questa possibilità ai propri clienti. Sono previste sanzioni per quei centri commerciali che non daranno sufficiente pubblicità a questa nuova modalità di ritiro.
Ovviamente, oltre al ritiro da parte dei centri commerciali, è possibile utilizzare i canali tradizionali della raccolta urbana. In particolare, i Raee possono essere conferiti presso i centri di raccolta come quello di Novi Ligure in zona Cipian, oppure prenotando il ritiro al numero verde 800 085 312.
“Nel nostro bacino la raccolta di Raee è stata di 1024 tonnellate nel corso del 2014 – ci ha detto Andrea Firpo, direttore del Consorzio Servizio Rifiuti – per una conferimento di circa 4,8 kg per abitante contro una media nazionale di 4,1 kg per abitante. Ma ci sono evidenti spazi di miglioramento”.
Appare evidente come i cittadini non siano sufficientemente informati sulle caratteristiche di questo tipo di raccolta differenziata e sulla possibilità di pretendere, da parte dei centri commerciali, il ritiro dei vecchi elettrodomestici. Dietro ai rifiuti elettronici si nasconde però anche un vasto traffico illecito. Dai piccoli ladri di rame, che prelevano lavatrici e grandi elettrodomestici per depredarli delle parti più interessanti per poi abbandonarli, fino ai traffici internazionali di rifiuti. Il commercio dei rifiuti che hanno un valore economico, sia per loro natura sia perché spacciati per sottoprodotti, è un business che si intreccia molto spesso con le rotte del mercato internazionale, perché le condizioni favorevoli presenti in alcuni paesi africani e asiatici, a partire dall’ampia disponibilità di manodopera a basso costo e dagli scarsi controlli alle frontiere, rendono questi posti ideali per dirottare i rifiuti.
Molti traffici vengono smascherati grazie all’attività delle Forze dell’ordine e dell’Agenzia delle dogane e si concludono con l’ispezione e il sequestro dei container nei porti italiani. Proprio i porti italiani sono lo snodo principale delle ecomafie che saccheggiano i paesi occidentali e riempiono quelli in via di sviluppo di rifiuti, anche tecnologici. Tuttavia quello che viene intercettato è solo una parte di quanto riesce a giungere a destinazione.