Operazione Alchemia, quanti novesi nelle intercettazioni
"Ma sti pezzi di merda a me non mi danno neanche una mano!" si lamenta così Francesco Sofio al telefono con lo zio Orlando in una intercettazione diffusa dalla direzione antimafia di Reggio Calabria. Il riferimento è agli esponenti locali del centro destra, e risale probabilmente alle scorse elezioni comunali, quando l'ex consigliere si era candidato a Sindaco di Novi Ligure
"Ma sti pezzi di merda a me non mi danno neanche una mano!" si lamenta così Francesco Sofio al telefono con lo zio Orlando in una intercettazione diffusa dalla direzione antimafia di Reggio Calabria. Il riferimento è agli esponenti locali del centro destra, e risale probabilmente alle scorse elezioni comunali, quando l'ex consigliere si era candidato a Sindaco di Novi Ligure
Molti i nomi noti ai novesi che saltano fuori nell’inchiesta: dall’ex senatore Gianfranco Chessa (foto), ad alcuni nomi riconducibili ad esponenti locali del centro destra.
Nell’ordinanza del tribunale di Reggio Calabria il nome di Sofio Orlando compare centinaia di volte, e viene identificato come “accompagnatore ufficiale” dei boss a Roma, referente piemontese della ‘ndragheta cittanovese, gestore di fatto di imprese riconducibili alla stessa e infine addetto a “mantenere rapporti con esponenti politici cui garantiva sostengo elettorale in cambio di assegnazione di lavori ad aziende riconducibili a famiglie mafiose” e in particolare con “l’ex Senatore Gianfranco Chessa”.
Il politico novese ha prontamente smentito qualsiasi relazione con il Sofio, e si è detto stupito del veder comparire il suo nome. L’ex senatore ha dichiarato di non incontrare il Sofio da decenni, ma le sue parole sembrano essere smentite dalle intercettazioni ambientali che sono state eseguite dagli investigatori e che documentano viaggi in auto, alla volta di Vercelli, del politico novese in compagnia del Sofio.
Nel 2011 le microspie messe dalla Dia sulla macchina di Sofio registrano i colloqui avvenuti durante il viaggio tra Novi e Vercelli tra Orlando Sofio e l’ex senatore Chessa. In particolare, a interessarli è la situazione politica novese: i due progettano l’organizzazione a Novi di una “festa dei calabresi” al fine di cercare consensi elettorali, mentre si recano a Vercelli per un incontro organizzato da Chessa con un non meglio precisato “ingegnere”.
In una telefonata diffusa, Orlando Sofio (ora in carcere) annuncia al nipote di aver avviato al costituzione del movimento “Si Tav” in opposizione al più noto movimento No Tav.
Tra i le persone citate quali sostenitori del neonato movimento, Libero Pica (attivista storico di Forza Italia), e altri personaggi trascritti come “la Cavallera” , “la Repetto” (lasciamo ai lettori la facoltà di identificarli meglio).
Molto dure le parole di Sofio verso Libero Pica, definito uno che “parla parla” da Francesco, con lo zio che risponde “Tante parole ma pochi fatti! Adesso l’ho messo alla prova di nuovo, ma contemporaneamente ho preso i contatti diretti io, perché non fa niente, lì ho presi tramite altre persone…”-
“Andiamo per i cazzi nostri e dove tira buon vento andiamo, vaffanculo!… non conta un cazzo Libero. Libero è un manovale del partito!” risponde il nipote.
Nell’intercettazione Francesco Sofio fa il nome anche dell’ex sindaco di Tortona “Berruti mi ha detto che lo chiamo quando voglio, gli ho dato i voti, ci sono andato una volta e neanche mi ha ricevuto ma vaffanculo va! Questi qua sono così Orlando fino a che… poi quando ci hanno i voti mica tornano! Comunque cambiano le cose, perché la gente si sta rompendo i coglioni”.
Nei contatti tra Sofio e Libero Pica arriva anche l’incontro con l’allora Coordinatore Cittadino del Pdl, Andrea Scotto, che nell’aprile del 2012 viene portato negli uffici di Sofio Orlando.
Pochi mesi dopo, Scotto si dimetterà dal partito di Berlusconi e poi concorrerà, con scarso successo, alla carica di Sindaco nelle elezioni del 2014.
Ecco quanto precisa in merito Andrea Scotto: “Libero Pica, che ho conosciuto nell’allora Pdl, non ha realizzato alcun incontro tra me e gli altri suoi interlocutori nell’intercettazione nella quale lui fa il mio nome, anche perché, se avesse provato a forzarmi in tal senso, avrebbe determinato già nell’aprile 2012 le mie dimissioni da coordinatore Pdl, arrivate invece all’inizio del settembre di quello stesso anno.
Dimissioni che sono maturate per mancanza di democrazia interna (niente congressi) e per la richiesta di arrivare ad un accordo con un’associazione “Novisiamo” e allora presieduta da Gianfranco Chessa, imposizione alla quale mi sono rifiutato di dar seguito, traendone le dovute conseguenze.
La relazione di causa-effetto con le dimissioni mie e di quasi metà dell’allora direttivo del Pdl novese, che alcuni lettori dell’articolo hanno erroneamente dedotto, segnalandomela, non ha dunque alcun fondamento nella realtà dei fatti.”