Raccolta rifiuti, ma chi firma il contratto?
Sempre più complicata la strada del nuovo sistema raccolta rifiuti nei 116 comuni che fanno capo al Csr di Novi Ligure. Deciso il nuovo sistema di raccolta, il porta a porta spinto con tariffa puntuale, e abbandonato definitivamente il proposito di avere una sola azienda di raccolta, ora si è giunti alla firma dei contratti, ma già nascono i primi problemi
Sempre più complicata la strada del nuovo sistema raccolta rifiuti nei 116 comuni che fanno capo al Csr di Novi Ligure. Deciso il nuovo sistema di raccolta, il porta a porta spinto con tariffa puntuale, e abbandonato definitivamente il proposito di avere una sola azienda di raccolta, ora si è giunti alla firma dei contratti, ma già nascono i primi problemi
Tramontata la società unica, il Csr ha suddiviso in tre sub ambiti di zona la raccolta rifiuti, e li ha affidati a tre società: Econet per Ovada – Acqui Terme, 5 Valli per la Val Borbera e Gestione Ambiente per Novi Ligure e Tortona. Deciso l’affidamento, poche settimane fa si è giunti alla firma dei contratti per la raccolta rifiuti nei tre ambiti. Contratti che dovrebbero essere firmati da un lato dal direttore del Csr, e dall’altra dalle società affidatarie. Ma è nato subito un bel problema: il direttore del Csr Jari Calderone ha chiesto di non firmare i contratti di affido, non perché non li condivide ma per “non precludersi possibili future forme di collaborazione con le società concessionarie”.
Il problema di Calderone è che, in base alla normativa regionale, il Consorzio per cui lavora dovrà chiudere e che il codice di comportamento dei dipendenti pubblici prevede che i dipendenti che hanno affidato servizi a società non possano, nei tre anni successivi, lavorare per queste società. Insomma, Calderone spera di trovare lavoro in una delle società a cui dovrebbe affidare il servizio di raccolta, e quindi preferisce non firmare per non cadere in conflitto di interessi. Gestione ambiente ed Cinque Valli hanno già un direttore: resta Econet, società che era in parte di proprietà di Gestione Ambiente (a sua volta partecipata dalla novese Acos) e che ora è divenuta società interamente pubblica, di proprietà dei comuni della zona ovadese e acquese, grazie al milione e 600mila euro che i comuni stessi hanno versato ad Gestione Ambiente per ricomprarsi le quote.
Se da un lato c’è un conflitto di interessi, dall’altra c’è chi solleva un conflitto di tipo più funzionale: se ci fosse stata una unica società di raccolta – come nel primo piano industriale – non ci sarebbero stati posti da direttore liberi. Ora, chi ha governato il processo che è terminato con la suddivisione in più ambiti, solleva il problema del suo ricollocamento.