Francesco Moro, l’ultimo dei comunisti
Intervista all'ex consigliere comunale di Novi Ligure, Francesco Moro
Intervista all'ex consigliere comunale di Novi Ligure, Francesco Moro
“Viva la rivoluzione!” è il suo saluto tipico. Chiaccherare con lui fa un po’ l’effetto di un tuffo nel passato. I suoi riferimenti sono nomi che non si sentono più nominare spesso: Marx, Lenin, Trockij, Togliatti, e pare di essere negli anni ’70 e non nel 2016. Ma Moro è uno che sostiene con forza l’attualità delle teorie comuniste in questo 2016, e lì per lì ti resta il dubbio se stai parlando di politica, o se sei di fronte a una rievocazione storica. Ci sono tutte le parole d’ordine della comunismo ortodosso, e pare di essere nei giorni dei fatti di Praga, e non alla vigilia dello scontro tra Hillary Clinton e donald Trump.
“La gente spesso mi chiede a quale partito comunista aderisco – ci dice Moro – ma il mio è l’unico partito che raccoglie la tradizione marxista leninista, che si rivolge agli operi delle fabbriche. C’è una dittatura dell’informazione e noi del partito comunista dei lavoratori siamo preclusi da qualsiasi presenza sui giornali e sulle televisioni”.
A questo rimedia il Novese: non saremo la Cnn, ma una intervista all’“ultimo comunista di Novi Ligure” la possiamo fare.
I temi di attualità vengono fuori però: il referendum costituzionale, in primis. “Ci siamo schierati con forza per il No, e siamo in compagnia anche di chi ha scelto questa posizione non per una vera convinzione ideologica, ma per convenienza politica”.
Francesco Moro è anche vicepresidente della sezione novese dell’Anpi, e anche lì conduce la sua battaglia contro il referendum.
“La situazione attuale del nostro paese e del mondo è sotto gli occhi di tutti: i giovani sono condannati a non aver un futuro, senza un lavoro certo, esposti a ogni sfruttamento e senza la possibilità di farsi una famiglia e una posizione sociale. L’unica cura a questa situazione è l’abbattimento del sistema capitalistico e la nascita di un vero sistema comunista. Gli esperimenti del passato sono falliti perché non erano veramente comunisti”.
Il bello di avere una ideologia, è che ha sempre la soluzione per tutto.
“In Italia oggi manca un partito comunista forte e un sindacato forte, che sia al fianco della battaglie dei lavoratori. A Novi, dopo 60 anni, manca in consiglio comunale la presenza dei comunisti e questo è un peccato per la città. L’attuale opposizione cittadina non ha la capacità di rappresentare davvero gli interessi dei cittadini e dei più deboli in particolare. Una voce comunista avrebbe potuto portare avanti temi fondamentali: il no alla vendita della farmacia, il no a quella follia chiamata tav”.
Il problema però e che a sinistra, di soggetti che rivendicano l’eredità del Pci, ce ne sono ben 6.
“Divisi, non andiamo lontano. Ma il processo di unione può avvenire solo se qualcuno a un passo indietro…”.
Il Pd di Renzi può essere un alleato, o un avversario?
“Noi miriamo all’abbattimento del capitalismo, mentre il Pd oggi è una parodia: è il partito della borghesia, del capitalismo, dei grandi potentati bancari vaticani! A fianco a lui, ci sono due destre. Una debole, morente, che è Forza Italia, e una davvero fascista, quella di Salvini che fa leva sui temi più populisti”.
Tu sei segretario provinciale del Pcl: quali gli obbiettivi nel medio periodo?
“All’inizio del prossimo anno celebreremo il congresso nazionale. Prima, ci sarà il congresso provinciale che stiamo organizzando. I 25 iscritti della provincia di Alessandria si riuniranno per decidere i delegati al congresso nazionale, e per la strategia politica verso due importanti appuntamenti elettorali locali: le elezioni amministrative di Alessandria e Acqui Terme. Lavoreremo perché in quelle città gli elettori trovino la nostra lista con il nostro simbolo, la falce e martello”.
Chiudiamo con una battuta sull’Anpi: a Novi c’è qualche malumore su come è stato gestito l’ultimo congresso. “Avremmo dovuto essere più coraggiosi. Nell’Anpi è necessario un rinnovamento, quantomeno per ragioni anagrafiche. Di ex combattenti partigiani ce ne sono più pochi, e a Novi avremmo dovuto avere la forza di trovare, come è successo in altre città, un giovane che sapesse rappresentare sia il rinnovamento, che i valori fondanti dell’antifascismo… Questo ci avrebbe permesso di rilanciare con forza i nostri valori”.