Fornaro: no alla riforma, ma sì a Renzi
Federico Fornaro, ex sindaco di Castelletto d'orba e senatore della Repubblica, ha presentato, insieme ad altri 24 senatori, una proposta di legge di cui è primo firmatario e che va a normare l'elezione del nuovo Senato e che ridà ai cittadini la facoltà di indicare le loro preferenze
Federico Fornaro, ex sindaco di Castelletto d'orba e senatore della Repubblica, ha presentato, insieme ad altri 24 senatori, una proposta di legge di cui è primo firmatario e che va a normare l'elezione del nuovo Senato e che ridà ai cittadini la facoltà di indicare le loro preferenze
L’ultima direzione nazionale del Pd ha fatto sua la proposta di legge di Fornaro, come tentativo di ricomporre le tensioni che esistono all’interno del partito. Abbiamo chiesto al senatore maggiori informazioni.
Sbaglio se traduco la cosa con: se voi votate si al referendum, noi votiamo sì al “lodo Fornaro”?
«La nostra proposta di legge sulle norme per l’elezione dei senatori venne presentata il 20 gennaio 2016, giorno in cui votammo per l’ultima volta la riforma costituzionale nell’aula di Palazzo Madama. Renzi ha colpevolmente fatto passare invano ben otto mesi.»
Perché ha aspettato tanto?
Ci sono state innumerevoli occasioni per lanciare un segnale positivo in direzione della minoranza su questo aspetto che ricordo fu determinante per il voto unitario del gruppo del Pd al Senato (tranne due eccezioni). Viene da pensare maliziosamente che Renzi si sia ricordato dell’importanza dell’unità del Pd solo in presenza di sondaggi che danno il no in lieve vantaggio … Non va dimenticato poi che la minoranza dem nel 2015 non votò l’Italicum e anche su questo terreno solo adesso arrivano segnali di disponibilità al cambiamento, con la costituzione di una commissione con compiti e obiettivi, peraltro non chiarissimi. Una proposta che molti di noi, però, giudicano insufficiente e tardiva.
Certo. Nella nostra proposta gli elettori scelgono i senatori-consiglieri regionali della loro regione e viene sottratto questo potere alle segreterie dei partiti regionali (e nazionali). Il senatore continuerebbe ad essere un rappresentante conosciuto dai territori. Allo stesso modo nella legge per l’elezione della Camera si propone, tra l’altro, di tornare ai 475 collegi uninominali del Mattarellum.
La nascita di un Comitato per il no, all’interno del partito che ha portato avanti la riforma, è abbastanza inusuale. Ormai nel Pd ci sono due partiti uno dentro l’altro?
E’ naturale che su un tema come quello della Costituzione via siano all’interno di un grande partito plurale sensibilità e opinioni differenti. E’ giusto dunque riconoscere libertà di coscienza e al tempo stesso adoperarsi per abbassare i toni perché dopo il 4 dicembre …. viene il 5 e, soprattutto, il Pd dovrà impegnarsi a fondo per vincere le prossime elezioni politiche.
Da almeno trenta anni si parla di riforme costituzionali, e le commissioni si sono susseguite senza trovare una quadra. Il governo Renzi, comunque la si pensi sulla riforma messa in campo, è riuscito a presentarne una agli elettori. Non vedi il rischio che, se non passa questa riforma, si torni nel pantano delle riforme molto discusse ma non fatte?
E’ indubbio che una vittoria del no sarebbe inevitabilmente letta come uno stop al processo riformatore, ma con la stessa onestà intellettuale ti dico che non concordo con gli scenari catastrofisti. A differenza della Brexit che ha mutato il percorso della storia della Gran Bretagna, in Italia rimarrebbe tutto come è adesso.
Renzi per primo ha personalizzato su di sé il referendum, e quello che si profila sembra essere più un voto sulla prosecuzione o meno del governo Renzi che sulla riforma costituzionale. All’orizzonte, al posto di Renzi, però fanno capolino Salvini o Grillo. Non vedi il rischio che un no al referendum possa gettare nell’instabilità il paese?
Non è in discussione il sostegno al Governo Renzi da parte della sua attuale maggioranza anche in caso di sconfitta al referendum del 4 dicembre.