Aborto, a Novi solo due medici non sono obiettori
Un recente caso di cronaca ha riportato di attualità il tema dei medici obiettori di coscienza all'interruzione volontaria di gravidanza. Un problema più volte sollevato, dalle nostre parti, dalla consulta di bioetica, che ha spesso ricordato come il diritto all'obiezione di coscienza da parte di medici, anestesisti e infermieri non può andare a limitare il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza
Un recente caso di cronaca ha riportato di attualità il tema dei medici obiettori di coscienza all'interruzione volontaria di gravidanza. Un problema più volte sollevato, dalle nostre parti, dalla consulta di bioetica, che ha spesso ricordato come il diritto all'obiezione di coscienza da parte di medici, anestesisti e infermieri non può andare a limitare il diritto delle donne all'interruzione di gravidanza
La consulta di bioetica ha lanciato da alcuni anni una campagna, dal titolo “il buon medico non obietta”, con cui chiede l’abrogazione dell’articolo 9 della legge 194.
“Nel 1978, quando fu promulgata la legge, venne inserito l’articolo che consente l’obiezione di coscienza per garantire, a chi aveva già intrapreso la professione sanitaria, di rimanere fedele alle loro convizioni religiose e etiche”, ci ha detto Maurizio Prato, medico anestesista e membro del gruppo novese della consulta di bioetica.
“A distanza di quasi 40 anni dalla legge, oggi questa opzione non è più giustificata per chi sceglie di praticare la professione di ginecologo, visto che l’interruzione di gravidanza è una pratica medica a tutela della salute della donna. Oggi l’obiezione di coscienza è diventata un’opzione che autorizza l’operatore sanitario a sottrarsi dal compiere operazioni che vengono così “rigirate” sui colleghi”, ha proseguito Prato.
Dalla sua adozione a oggi, è possibile tracciare un bilancio di una legge, la 194, che ha sempre fatto discutere. Prima della sua adozione, si stima che gli aborti clandestini in Italia fossero tra i 200mila e i 600mila all’anno. Nel 2012 (ultimo anno di cui si hanno i dati che vengono registrati dal minestero della salute) le interruzioni di gravidanza sono state poco più di 100mila, segnando una significativa diminuzione.
Il numero di obiettori di coscienza sale però di anno in anno: l’ultimo dato nazionale ci dice che oltre il 69% dei cinegologi esercita il diritto all’obiezione sancito dalla legge. A questi occorre aggiungere il 47% degli anestesisti, e il 43% degli infermieri. Facile comprendere che – visto che in servizio per praticare una interruzione di gravidanza servono sia un cinecologo, che un anestesista e un’infermiera, per una donna può diventare praticamente impossibile, in alcune realtà, esercitare un diritto sancito dalla legge.
In alcune regioni, come la Campania, il numero dei medici obiettori arriva all’85%.
Un numero così alto di obiettori desta qualche perplessità: possibile che sia solo motivazione religiosa?
Da una serie di colloqui avuti con operatori del settore, pare che la motivazione etico-religiosa, seppur presente, non sia l’unica da prendere in considerazione. Una motivazione è legata alla carriera: molte strutture ospedalire convenzionate sono di ispirazione religiosa, e quindi essere obiettore permette di mantenere la possibilità di una carriera, o una collaborazione, con queste strutture. Ad esempio, solo per citare le più note, a Genova ospedali come il Gaslini e il Galliera non eseguono interruzioni di gravidanza, seppure la legge dica chiaramente che è consentita l’obiezione di coscienza personale, e non di istituto. Un ospedale, non può essere obiettore di coscienza ad una legge dello stato.
Un altro motivo è legato al carico di lavoro: chi obietta, viene automaticamente dispensato – a parità di retribuzione – da una parte di lavoro che finisce per gravare sui colleghi. Per esempio, se in una struttura ci sono 4 ginecologi, e due sono obiettori, il carico di lavoro derivante dalle interruzioni di gravidanza ricade sui due rimanenti, che possono a loro volta decidere di diventare obiettori per non finire a fare solo quello.
Dalle nostre parti, le cose vanno più o meno come a livello nazionale. Nella nostra provincia restano tre punti nascite: quelli di Novi, di Casale e di Alessandria.
A Novi, su 9 ginecologi in servizio, 7 sono obiettori: ne restano solo due per le interruzioni di gravidanza.
La giusta tutela del diritto all’obiezione di coscienza, quindi, rischia di far cadere il diritto delle donne di scegliere se portare a termine una gravidanza. Cosa grave, perchè in pratica significa che il diritto di scelta delle donne viene prevaricato dal diritto di scelta dei medici.
La difficoltà di poter trovare una struttura dove poter interrompere una gravidanza, ha come risultato il ritorno ad aborti clandestini, che oggi non si praticano più con i ferri da calza, ma con sovradossaggi di farmaci che vengono prodotti per altre patologie. Una pratica che si diffonde grazie anche a internet, dove è possibile acquistare on-line senza alcun controllo medico questi farmaci a prezzi esorbitanti. La pratica, benchè più moderna, è altrettanto rischiosa: gli aborti fai-da-te possono avere conseguenze anche mortali.
Per il 25 novembre, in Alessandria, la consulta di Bioetica sta organizzando un conveGNo per fare il punto sulla obiezione di coscienza alla lege 194 e sulle iniziative di contrasto. Saranno relatori il dottor Mino Orlando, portavoce novese della consulta, e il dottor Marco Bo.