Novese Calcio, la parola fine l’ha scritta il giudice
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Maurizio Iappini - m.iappini@ilnovese.info  
9 Novembre 2016
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Novese Calcio, la parola fine l’ha scritta il giudice

La morte sportiva e civile dei biancocelesti l’ha decretata una sentenza del tribunale di Alessandria emessa dal giudice competente lunedì, una decina di giorni dopo che il comitato di creditori aveva rifiutato l’offerta della proprietà di estinguere quasi 50 mila euro di debiti in cambiali mensili di 500 euro

La morte sportiva e civile dei biancocelesti l?ha decretata una sentenza del tribunale di Alessandria emessa dal giudice competente lunedì, una decina di giorni dopo che il comitato di creditori aveva rifiutato l?offerta della proprietà di estinguere quasi 50 mila euro di debiti in cambiali mensili di 500 euro

31 marzo 1919 – 7 novembre 2016: come tutte le storie anche quella della Novese ha avuto un principio e una fine. Se la nascita del club l’avevano fissata i soci fondatori e il notaio in una giornata piovosa nell’attuale corso Marenco, la morte sportiva e civile dei biancocelesti l’ha decretata una sentenza del tribunale di Alessandria emessa dal giudice competente lunedì, una decina di giorni dopo che il comitato di creditori aveva rifiutato l’offerta della proprietà di estinguere quasi 50 mila euro di debiti in cambiali mensili di 500 euro.

Con la sentenza di fallimento è stata fissata anche la data di chiusura delle verifica dello stato passivo, il 9 marzo. Spetterà dunque al commissario liquidatore avviare le procedure per effettuare una ricognizione dello stato economico del club individuando eventualmente le voci attive e permettendo a tutti i creditori di insinuarsi al passivo.

Termini tecnici più adatti alle aule di tribunale che alle società sportive ma d’altronde ormai da qualche mese la piega degli eventi era chiara e forse il fallimento è la soluzione migliore per una società in agonia da mesi, con una proprietà che non si è più fatta vedere in città dal 29 gennaio 2016 e una squadra iscritta all’Eccellenza più per capriccio, categoria da dove è stata poi radiata dopo che non si era presentata alle prime quattro sfide di campionato.

Verrebbe da scrivere cronaca di una sentenza annunciata ma quel che rattrista maggiormente è l’indifferenza totale della città alle sorti della sua squadra simbolo: una vicenda in cui un po’ tutti, parafrasando il poeta De André, si sono costernati, indignati e sdegnati salvo poi “gettare la spugna con gran dignità”. L’ultimo capitolo della storia della Novese ha avuto un finale imprevedibile degno del miglior Stephen King, dove il lieto fine non c’è stato.

Per recuperare il nome del club che ha vinto uno scudetto si dovrà partecipare all’asta fallimentare ma, lo abbiamo già scritto, crediamo che per il sindaco di Novi sia quasi un dovere morale anche perché ora, più che guardarsi indietro, ci sarebbe da programmare la ricostruzione del calcio cittadino. I tempi per mettere attorno a un tavolo tutte, ma proprio tutte, le anime del calcio novese non manca al pari della buona volontà. Quello che fino a oggi è mancato è un impegno economico serio dell’economia cittadina che ora non ha più scuse per non fare la propria parte.

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