Novi e la Comollo nelle parole di chi c’era
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2 Dicembre 2016
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Novi e la Comollo nelle parole di chi c’era

C’era una volta la Comollo: questo lo spirito dell’amarcord pensato da Roberto Paravagna nello scrivere il suo “Giocavamo per strada. I Biancorossi: Novi e la Comollo nelle parole di chi c’era” che sarà presentato al museo dei Campionissimi con un ospite d’eccezione, il vicedirettore della Stampa Luca Ubaldeschi, per anni calciatore proprio della Comollo

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NOVI LIGURE – C’era una volta la Comollo: questo lo spirito dell’amarcord pensato da Roberto Paravagna nello scrivere il suo “Giocavamo per strada. I Biancorossi: Novi e la Comollo nelle parole di chi c’era” (Edizioni Vallescrivia) che sarà presentato venerdì 2 dicembre alle 17.30 al museo dei Campionissimi con un ospite d’eccezione, il vicedirettore della Stampa Luca Ubaldeschi, per anni calciatore proprio della Comollo.

Un testo dove l’autore dà ampio spazio ai protagonisti di quell’avventura durata oltre mezzo secolo e che fin dal suo nome è tutta un programma perché capita raramente che una squadra di calcio prenda il nome da una persona fisica, quel Sergio Comollo, giovane esponente del Pci degli anni Cinquanta morto in un incidente stradale.

Nel libro, Paravagna ripercorre la nascita del club tramite i ricordi e le parole dei protagonisti: in tutti traspare quasi una funzione sociale del sodalizio che era quella di far giocare chi non trovava spazio nelle società più blasonate, una dna che è perdurato fino al 2011 quando la Comollo sparì dalla piccola grande storia del calcio novese e regionale.

Una squadra che fin dai colori sociali tradiva l’identità politica dei suoi dirigenti ma che seppe contraddistinguersi per la capacità di rendere tutti uguali nel campo da gioco e negli spogliatoi perché la passione era il calcio. Una compagine che nel corso dei decenni è cresciuta con giudizio senza mai fare il passo più lungo della gamba e soprattutto avendo sempre a cuore i giovani della città. Insomma un team di altri tempi che ha saputo forgiare fior fiori di giocatori e dirigenti, dove ci sono stati personaggi che sono diventati mitici per tutti: chi non ricorda Carluccio Badiali o Palmiro Daudo? Quanti si sono dimenticati del Biba, al secolo Claudio Albanese?

Pochi perché la Comollo era una grande famiglia e non è una frase di circostanza perché basta leggere le testimonianze dei tanti che sono passati per quel club per capire lo spirito che animava un po’ tutti.

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