Mensa San Vincenzo, il ristorante più “gettonato” di Novi
Con una media di 80 coperti al giorno, è uno dei ristoranti che lavora di più. Peccato però che la mensa del gruppo di Volontariato Vincenziano di Novi presieduto da Fiammetta Trucco non sia unattività economica ma di servizio per chi è in difficoltà. Sono i numeri a dare la dimensione del problema e dello stato economico di un territorio
Con una media di 80 coperti al giorno, è uno dei ristoranti che lavora di più. Peccato però che la mensa del gruppo di Volontariato Vincenziano di Novi presieduto da Fiammetta Trucco non sia un?attività economica ma di servizio per chi è in difficoltà. Sono i numeri a dare la dimensione del problema e dello stato economico di un territorio
Infatti la mensa di via Ovada a Novi è rifornita dalla convenzione stipulata col Banco Alimentare e dalle offerte dei privati perché il cuore di Novi è grande: “Alcuni supermercati come Bennet, Punto Simply o Iper Serravalle ci permettono di ritirare i prodotti in scadenza ma un paio di panetterie di Novi in via Mazzini e in via dei Mille ci donano il pane per i nostri ospiti, un gesto importante perché per noi disporre di quell’alimento è fondamentale”.
In realtà di fondamentale in questa struttura ci sono le persone che dedicano il loro tempo libero agli altri, organizzandosi in turni di lavoro e cercando di andare incontro alle esigenze degli indigenti: “Compatibilmente con le nostre disponibilità, cerchiamo di soddisfare le esigenze delle persone di religione islamica, cucinando alimenti semplici e avvertendoli della presenza di portate incompatibili coi loro principi religiosi. Il venerdì poi cerchiamo di predisporre cestini per il giorno dopo perché al sabato non lavoriamo. Cuciniamo anche per gli ospiti del refettorio”.
Ad osservare la loro cucina sembra di essere in una caserma con scatoloni di cibo pronti all’uso, cassette di verdura da sminuzzare e un ordine e una pulizia che è lo specchio delle persone che operano nella mensa: alle 15,30, quando la giornata volge al termine, c’è chi lava i locali e il profumo di pulito colpisce al pari del rumore delle 5 lavatrici in funzione.
Il punto dolente è nell’associazionismo: “I giovani non si avvicinano al volontariato e siamo noi coi capelli bianchi a tenere in piedi la struttura, al punto che siamo soliti usare una battuta (la nostra gioventù sono i pensionati giovani). Viviamo del volontariato e di qualche lascito come quello della signora Zingardi i cui proventi hanno contribuito a costruire il dormitorio femminile a Santa Rita”.
Ma chi sono gli “utenti” del Volontariato Vincenziano: l’identikit è simile ad altre realtà: “Se prima erano soprattutto italiani e qualche extracomunitario, oggi aiutiamo anziani anche novesi e stranieri. Soprattutto i primi sono uomini spesso soli o che si sono separati e devono mantenere due famiglie. Con tutti abbiamo un rapporto di reciproco rispetto”. Ma la mensa non che una delle attività delle “Dame di San Vincenzo”: sempre in via Ovada, in quello che è il “polo dei poveri”, è presente un servizio doccia che funge da surrogato a quelle comunali mentre davanti alla mensa opera il servizio vestiario dove chi vuole può portare i vestiti dismessi e chi ne ha bisogno chiedere un vestito.