Per vincere la “Missione movimento” non serve essere campioni
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19 Febbraio 2017
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Per vincere la “Missione movimento” non serve essere campioni

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una ragazza che ha iniziato la sua "Missione movimento" per migliorare la propria salute e il proprio stile di vita. Una "missione" a volte difficile, sicuramente faticosa, ma che dà grandi soddisfazioni, sul piano fisico e psicologico. E voi cosa aspettate?

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una ragazza che ha iniziato la sua "Missione movimento" per migliorare la propria salute e il proprio stile di vita. Una "missione" a volte difficile, sicuramente faticosa, ma che dà grandi soddisfazioni, sul piano fisico e psicologico. E voi cosa aspettate?

NOVI LIGURE – Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una ragazza che ha iniziato la sua “Missione movimento” per migliorare la propria salute e il proprio stile di vita. Una “missione” a volte difficile, sicuramente faticosa, ma che dà grandi soddisfazioni, sul piano fisico e psicologico. “Non serve essere campioni – scrive – bastano le emozioni”. E voi cosa aspettate a mettervi in moto?

Mi muovo appena dentro a questa sala corsi, anche stasera è tutto esaurito, la sala è grande, grandissima, eppure ogni giorno è gremita di persone, sabati e domeniche inclusi.

Mentre seguo le indicazioni dell’istruttore non posso fare a meno di chiedermi perché chi gestisce un centro sportivo di così grande successo continui a interrogarsi sulla gente pigra e a cercare un modo per avvicinare più gente possibile al movimento, dopotutto qui la gente non sanno più dove metterla, non trovi un parcheggio libero all’esterno e i locali interni sono più frequentati di un aeroporto.

Poi capisco che per Stefano e Isabella e per i loro collaboratori questo non è un business ma una vera e propria “missione” e credo sia questo il motivo di tanto successo.
Mi sono sempre allenata per conto mio essendo di indole una solitaria, poi su proposta di un’amica ho provato a frequentare alcune palestre dove probabilmente si dava più importanza a un abbonamento che ai veri e propri risultati dei clienti.

Come sempre quando riesci a trovare qualcuno che nel suo lavoro investe veramente passione ecco che subito ti accorgi della differenza, come se tutto quello che hai trovato prima non avesse alcuna rilevanza.
Poco tempo fa Stefano, il proprietario di questo centro, non contento delle varie videointerviste e della applicazione di successo creata da lui e dal suo staff per dare suggerimenti e consigli utili a tutti, non soltanto sul movimento ma anche su alimentazione e benessere in generale, domandava ai soci tramite Facebook un parere a proposito delle persone che di fare attività fisica non ne vogliono proprio sapere e di qualsiasi suggerimento utile ad avvicinare queste persone al movimento.

In chiusura al suo forum, dove intervennero in moltissimi, Stefano pose le sue considerazioni secondo le quali per fare dello sport bisogna provare emozioni, e credo che abbia veramente centrato il punto della situazione.
Non siamo nati tutti per essere dei campioni nelle discipline sportive, ognuno di noi dopotutto eccelle in qualcosa e io, che sono come molti altri più portata alle faccende intellettuali, ho sempre guardato queste persone fortunate così inclini allo sport con grande ammirazione, queste “macchine” praticamente perfette che sembra non facciano alcuna fatica anche nei movimenti più complessi, energici e ripetuti, davanti ai quali noi comuni mortali spesso issiamo bandiera bianca.

Mi ripetevo per consolarmi che non c’era niente di male a essere diversi da loro, bastava sapere di avere dei limiti e imparare ad accettarli.
Quando sono arrivata qui però ho dovuto ricredermi e se fino a quel momento mi avevano insegnato ad accettare i miei limiti, qui mi insegnavano a spostarli un pochino più in là, ogni giorno un po’ di più.
Se è vero che un buon allievo fa un buon maestro è anche vero che un maestro tenace fa un allievo tenace.
Così mi sono trovata a frequentare questo posto con lo stesso entusiasmo di chi lavora ogni giorno con la sua squadra. Mi trovo a mescolare sul pavimento di parquet della sala corsi il mio sudore e il mio respiro con quello di persone di cui non conosco il nome ma con cui ho molto in comune, persone che ti aiutano solo con la loro vicinanza, con il loro sacrificio a non mollare.
Mi abbasso sul tappeto a fare una serie di ‘push-up’ e quando sollevo gli occhi, sfinita, con le braccia doloranti, incrocio lo stesso sguardo in tutti gli altri occhi, lo sguardo di chi davvero non ce la faceva più e ha pensato di fermarsi… ma non l’ha fatto e sono fiera di me.

E allora pazienza se durante i corsi perdo qualche passo o inciampo oppure mi rifletto nello specchio e mi vedo goffa e lenta mentre l’istruttore effettua gli stessi movimenti con le sembianze di un gladiatore o di un Dio greco, lui grida “non mollate! Non mollate!” È la squadra va comunque avanti, tutta insieme.
Non ho idea se qualcuno leggendo queste righe avrà voglia per lo meno di provare a fare del movimento, quello che vi posso dire è che io vado in questo posto ogni giorno, spesso entro con i cuore pesante pensando ai miei problemi e agli infiniti impegni che non riesco mai a portare a termine, ma quando sono lì dentro dimentico tutto e riesco solo a sentire quelle voci che mi ripetono di non mollare. Quando esco e mi trovo in difficoltà per altri motivi, problemi quotidiani, mi sembra di avere sempre quelle voci vicino che mi aiutano a non arrendermi in nessuna situazione perché sono già allenata a non farlo. Ecco perché lo sport mi è diventato necessario, ecco perché non mi offendo quando chi non fa sport mi dice che per me è una droga.

Vado al lavoro e vedo persone arrabbiate, preoccupate, tese, frustrate, sempre nervose… perché quello che fanno è un lavoro.
Per questi professionisti il loro impegno non è un lavoro ma un modo per coinvolgere la gente nel loro modo di vedere il mondo, nel loro progetto pieno di sacrifici e di soddisfazioni.
Se ancora non avete capito vi lascio con l’immagine del primo giorno in cui ho preso parte al corso di energy fit: Stefano che alla fine della lezione, zuppo di sudore come tutti noi si volta verso lo specchio appannato dai nostri respiri e con un dito scrive «Vi voglio bene»… E subito un coro gli fa eco come allo stadio.
Hai proprio ragione Stefano, in fondo per fare sport, come in ogni altra cosa che conta davvero nella vita non occorre essere dei campioni, ci vogliono emozioni, nient’altro che emozioni.

Silvia
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