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    Aliante
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    Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
    15 Giugno 2017
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Aliante precipitato: “Solo un caso eccezionale, ecco perché non bisogna avere paura”

    Dopo l'episodio di domenica, a Novi Ligure ora c'è chi si interroga sulla sicurezza. Lucas Marchesini, ingegnere aerospaziale, si è già occupato di analisi di incidenti aerei e non ha dubbi: "Un fatto più unico che raro, gli abitanti possono stare tranquilli perché i passaggi degli alianti non costituiscono un pericolo significativo"

    Dopo l'episodio di domenica, a Novi Ligure ora c'è chi si interroga sulla sicurezza. Lucas Marchesini, ingegnere aerospaziale, si è già occupato di analisi di incidenti aerei e non ha dubbi: "Un fatto più unico che raro, gli abitanti possono stare tranquilli perché i passaggi degli alianti non costituiscono un pericolo significativo"

    NOVI LIGURE – Dopo il giorno del lutto, c’è quello delle polemiche. L’incidente occorso all’aliante avrebbe potuto avere conseguenze ben più drammatiche: i rottami del velivolo precipitato sono stati ritrovati in via Mazzini, in viale Saffi, in via Nizza, sempre a pochi passi dalle abitazioni (anzi talvolta, come in via Nizza, proprio addosso alle abitazioni); l’aliante in caduta ha sfiorato di pochi centimetri i binari e la linea elettrica della ferrovia. Insomma, se si esclude la tragica fine del pilota, poteva andare molto peggio.

    E in città ora c’è chi si interroga sulla sicurezza. Le attività dell’aeroporto Mossi sono spesso state vissute con un po’ di insofferenza e l’incidente di domenica ha rinfocolato le polemiche. Lucas Marchesini [nella foto], 46enne ingegnere aerospaziale e socio dell’associazione “Volo a vela” di Novi Ligure, si è già occupato di analisi di incidenti aerei e non ha dubbi: «Quanto accaduto domenica è un fatto più unico che raro, gli abitanti della città possono stare tranquilli perché la presenza dell’aeroporto e i passaggi degli alianti non costituiscono un pericolo significativo».

    — Perché ne è così sicuro?
    «Potremmo riassumerlo con una battuta: se i piloti usassero lo stesso livello di attenzione nella cura e ispezione dei loro aeroplani degli automobilisti con le auto, si sarebbero da tempo estinti».

    — Si spieghi meglio.
    «In primo luogo ci sono i controlli. Gli alianti sono aeroplani a tutti gli effetti e sono soggetti a verifiche e manutenzioni obbligatorie continue. Le regole sono stringenti e non si scappa. Tant’è che di incidenti gravi agli alianti non ne accadono quasi mai per problemi del mezzo».

    — Però non è raro sentire di ultraleggeri costretti ad atterraggi di emergenza in qualche campo…
    «Non confondiamo gli alianti con gli ultraleggeri. I primi come dicevo sono aeroplani a tutti gli effetti, e come tali vengono sottoposti a verifiche e a controlli stabiliti dalle norme aeronautiche internazionali. I secondi sono definiti dalla legge “attrezzi sportivi” e sono sostanzialmente sotto la responsabilità del proprietario. Per fare un paragone, un aliante è più simile a un Boeing 747 di quanto non lo sia a un ultraleggero in quanto a obbligatorietà dei controlli».

    — L’aliante caduto domenica risaliva agli anni Quaranta. Mezzi così vecchi sono ancora sicuri?
    «Assolutamente sì. Gli alianti non “invecchiano” come le automobili, che pian piano iniziano a perdere colpi. O sono in perfette condizioni, oppure non volano. Non ci sono vie di mezzo. Non c’è nemmeno il motore, quindi le possibili cause di incidenti si riducono a pochissimi fattori: potremmo citare essenzialmente gli errori umani e le condizioni meteo».

    — Allora cosa è successo domenica?
    «Le analisi degli incidenti aerei hanno tempi molto lunghi, perché le verifiche da effettuare sono numerose e particolareggiate».

    — Faccia qualche ipotesi, in linea teorica.
    «Gli alianti vengono trasportati con le ali smontate: potrebbe essersi trattato di un errore nella fase di assemblaggio del mezzo. Oppure il pilota potrebbe aver compiuto una manovra sbagliata, portando l’aliante fuori dall’inviluppo di volo, cioè l’insieme di quelle combinazioni di velocità e manovre permesse, determinando un carico aerodinamico che l’ala non poteva sopportare e che ne ha provocato la rottura. O potrebbe essersi sentito male durante il volo, con gli stessi effetti. Di sicuro a causare l’incidente non è stato quello che viene chiamato comunemente “cedimento strutturale”: se ci fosse stato un difetto alla struttura, quell’aliante non avrebbe potuto volare né ora né per oltre settant’anni senza problemi».

    — Altre ipotesi?
    «Un problema nella fase di sgancio del cavo di traino. Il pilota dell’aliante può aver pensato di aver sganciato il cavo, che invece era ancora attaccato al velivolo. La procedura vuole che allo sgancio l’aliante cabri (salga verso l’alto) e viri a destra. Il pilota trainatore lo può quindi vedere bene nello specchio retrovisore e a sua volta picchia (scende verso il basso) e vira a sinistra. Se il pilota cabra col cavo ancora agganciato, il trainatore subisce un innalzamento della coda e si ritrova con il muso che punta a terra. Questa manovra, comunque, è improbabile che porti di per sé a una rottura così netta del longherone dell’ala, visto che la velocità di traino è modesta (circa 110 chilometri orari, rispetto ai 220 per i quali l’aliante è progettato). Se però il pilota dell’aliante, dopo essersi accorto dell’errore di sgancio, avesse buttato giù il muso bruscamente, potrebbe aver superato la velocità massima di manovra. Al quel punto si sarebbe trovato costretto a “richiamare” verso l’alto e potrebbe aver azionato i comandi a fondo corsa, fino a superare i carichi massimi per i quali il velivolo era progettato».

    — Perché quell’aliante si trovava sopra il centro abitato?
    «Tranne che in casi eccezionali, gli alianti, trainati da un aereo, decollano dall’aeroporto Mossi in direzione nord. Poi girano prima di Pozzolo evitando di sorvolare il paese e fanno una ulteriore virata che li porta talvolta sopra Novi. A questo punto, si trovano a un’altezza di circa 500 metri, che non rappresenta un pericolo per chi si trova a terra».

    — Perché?
    «Gli alianti hanno una efficienza aerodinamica molto alta. A una altezza di 500 metri, possono percorrere anche 15 chilometri prima di arrivare al suolo. Il che significa che, in caso di problemi, hanno tutto il tempo per allontanarsi dal centro abitato e atterrare in una pista o al peggio in un campo. Quello che è accaduto a Novi è stato davvero un caso eccezionale».

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