Progetto Pass, la metà dei ragazzi ha problemi andrologici
È giunto all'ottavo anno il progetto P.A.S.S. (progetto andrologico di screening per studenti) portato avanti dal reparto di urologia dell'Asl Al guidato dal professor Franco Montefiore. Il progetto consiste in un'attività informativa all'interno delle scuole superiori di Novi, Alessandria, Tortona e Ovada e nella visita andrologica offerta direttamente agli studenti all'interno delle mura della loro scuola
È giunto all'ottavo anno il progetto P.A.S.S. (progetto andrologico di screening per studenti) portato avanti dal reparto di urologia dell'Asl Al guidato dal professor Franco Montefiore. Il progetto consiste in un'attività informativa all'interno delle scuole superiori di Novi, Alessandria, Tortona e Ovada e nella visita andrologica offerta direttamente agli studenti all'interno delle mura della loro scuola
Il progetto consiste in una attività informativa all’interno delle scuole superiori di Novi, Alessandria, Tortona e Ovada e nella visita andrologica offerta direttamente agli studenti all’interno delle mura della loro scuola.
«Dal 2005 non esiste più la visita militare – ci ha spiegato il dottor Montefiore – e questo ha fatto sì che il controllo dello stato di salute degli organi sessuali dei ragazzi sia praticamente sparito. Infatti, se le ragazze sanno bene che cosa sia un ginecologo e sono abituate a sottoporsi a visite mediche, i maschi a volte non sanno neppure che esiste la corrispondente figura professionale dell’andrologo.»
Come vi è venuta l’idea di avviare questo progetto?
«Nel corso degli anni abbiamo notato che le pratiche di inseminazione artificiale causate dall’infertilità maschile sono andate aumentando notevolmente. Infertilità che in massima parte sono dovuta a patologie che, se prese in tempo, non avrebbero dato conseguenze. Inoltre, il programma corrisponde ad una precisa indicazione del ministero della salute.»
Che situazione avete riscontrato?
«I dati di letteratura ci dicevano che, alla visita militare, mostrava problematiche il 45% dei ragazzi osservati. Quindi, era già evidente da questi dati che c’era bisogno di continuare questa attività. Le nostre visite, che nel corso degli anni hanno coinvolto oltre 5000 studenti delle scuole superiori della provincia, hanno confermato questa percentuale alzandola lievemente.»
Precisamente di che dati parliamo?
«Il 48% dei soggetti visitati ha presentato patologie andrologiche. L’8% presenta una doppia patologia e l’1% una patologia tripla.»
Quali sono le patologie più frequenti?
«Varicocele, fimosi, brevità del frenulo, infezioni genitali e malattie sessualmente trasmesse, testicolo retrattile. In gran parte problemi che possono avere conseguenze molto gravi, ma che si possono anche risolvere con estrema facilità, basta intervenire in tempo.»
Il progetto Pass ha visto coinvolta l’equipe del dottor Montefiore composta dai medici Walter Fusco, Fabio Bonini, Elena Maccarini e Luca Ruggiero, ed è realizzato grazie anche al contributo del Rotary Club di Novi e Alessandria e dalle fondazioni cassa di risparmio di Tortona e Alessandria.
In Italia, la prevenzione andrologica è stata a lungo trascurata finendo per minare il potenziale di fertilità delle generazioni future. Si tratta di un problema gravissimo, trascurato da molte famiglie. Durante gli incontri di formazione del progetto Pass, che hanno coinvolto anche il pubblico femminile e delle ginecologhe, sono state anche spiegate le 5 regole per la salvaguardia della fertilità maschile: eseguire l’auto palpazione dei testicoli, evitare l’abuso di alcool, droghe e fumo, curare l’alimentazione e l’attività fisica, evitare l’eccesso di calore scrotale e limitare l’esposizione a inquinanti.
Durante le visite ai ragazzi è stato anche sottoposto un questionario anamnesico che ha permesso di fare un migliore quadro della situazione.
«Abbiamo deciso di svolgere le visite ai ragazzi di 17/18 anni perché la pensavamo corrispondente all’età del primo rapporto sessuale. Dai questionari dei ragazzi però abbiamo visto come l’età del primo rapporto sia scesa anche a 13 anni, per cui forse dovremo, nei prossimi anni, abbassare sensibilmente l’età dei ragazzi sottoposti allo screening».