Alluvione 1977: la tragedia che ha cambiato tutti
Il 7 ottobre di quarant'anni fa il maltempo colpì Piemonte e Liguria coinvolgendo anche la nostro porzione di territorio in una scia di morte e devastazione
Il 7 ottobre di quarant'anni fa il maltempo colpì Piemonte e Liguria coinvolgendo anche la nostro porzione di territorio in una scia di morte e devastazione
A Serravalle Scrivia una frana cancellò Villa Armanina, di proprietà dell’allora presidente della provincia Lorenzo Demicheli. Insieme alla villa, si portò via anche la moglie e il suocero del presidente. Angela Traverso Demicheli e suo padre Natale Traverso, di 42 e 79 anni, erano tornati a casa per cercare di salvare qualcosa ma la frana li sorprese e pose fine alla loro vita. Con loro, anche l’agricoltore Giuseppe Repetto. A Tortona persero la vita il fotografo Angelo Davio, suo figlio Massimo, studente universitario ventitreenne, e il suocero Guglielmo Ravasi di 79 anni. Inoltre perse la vita il corriere cinquantatreenne Luigi Cioccale, la cui moglie morì qualche tempo dopo per tetano, contratto probabilmente durante i giorni dell’alluvione. Ad Acqui l’acqua si portò via il sessantacinquenne Carlo Scazzola e a Castelceriolo l’agricoltore Pio Pipistrello di 35 anni.
Infine la piena si portò via due giovani: il 24enne Alfredo Dogali di Cassinelle e il 25enne di Novi Giuseppe Traverso, travolti nelle loro auto dalla piena dell’Orba presso il lido di Predosa. Rimasero sorpresi dalla piena, che arrivò a passare sulla strada e li bloccò nelle auto. Non furono veloci a scendere e un’ondata se li portò via. Vennero poi ritrovate le loro auto, ma fino ad oggi non si è potuta dare sepoltura ai loro corpi. Nel comprensorio di Alessandria furono 120 i comuni colpiti dall’alluvione e i danni furono valutati oltre cento di miliardi di lire. A Gavi, il letto del fiume si abbassò di ben 5 metri e la collina del forte crollò in parte sull’abitato: fu solo per miracolo se non vi furono vittime anche lì.
A Ovada un inferno di pioggia battente si scatenò dalle 22.00 del 6 ottobre fino al mezzogiorno del giorno successivo. Lo Stura gonfio a dismisura della pioggia caduto nello stesso tempo in Valle Stura provocò il crollo del ponte di Belforte e l’impossibilità di utilizzare la ex statale del Turchino in prossimità del Gnocchetto. Un carabiniere, Tommaso Bruzzone, rischiò la morte per ipotermia nel tentativo di salvare tre automobilisti rimasti intrappolati. Il milite operò per parecchie ore con l’acqua fino al ventre. Tante le persone che, a lato di via Voltri, furono costrette a rifugiarsi nelle zone alte delle loro abitazioni, tra l’area della Volpina dove a seminare il terrore fu l’omonimo rio ricacciato indietro dalla furia del torrente.
Il “Novese” di allora ci dà una conta dei danni paese per paese: “Ad Arquata Scrivia, numerose frane interessano 15 abitazioni e quattro strade sono interrotte. A Cassano, alcuni edifici sono pericolanti e il castello presenta una larga crepa, tre case evacuate. A Capriata è crollato il ponte sull’orba, una parte del paese è isolato e senza acqua. A Stazzano evacuate 4 abitazioni, a San Cristoforo uan frana minaccia 15 case, la provinciale è franata e manca l’acqua. La val Borbera è isolata da una frana a Cantalupo, ma i maggiori danni si concentrano a Gavi e Serravalle. A Gavi sono molte le abitazioni crollate a seguito dello scivolamento della collina del forte, nella frazione Alice un torrente ha cambiato corso e l’uva che attendeva di essere vendemmiata è sparita. A Serravalle è bloccata la linea ferroviaria e la strada verso Arquata dalla frana di Villa Armanina, 100 persone sono state evacuate e 40 non hanno più la casa”.