Andrea Dallavalle, un artista poliedrico
Cantautore, chitarrista e batterista. Parliamo di Andrea Dallavalle, 36enne novese con alle spalle un percorso artistico di tutto rispetto, che racconta cosa vuol dire fare musica nell'epoca dei social media e dei talent show
Cantautore, chitarrista e batterista. Parliamo di Andrea Dallavalle, 36enne novese con alle spalle un percorso artistico di tutto rispetto, che racconta cosa vuol dire fare musica nell'epoca dei social media e dei talent show
Andrea parlaci di te, com’è nato il tuo amore per la musica e quando hai iniziato a suonare? «Da bambino mio zio Franco, chitarrista e cantautore, mi ha insegnato i primi accordi con la chitarra, ma il vero amore è nato a 14 anni andando a sentir suonare il suo gruppo “I ragazzi di strada”. Rimasi ipnotizzato dal ruolo del batterista, tanto che preferivo stare dietro le quinte per poter osservare meglio le sue gestualità. Iniziai a frequentare la sala prove e mi misi a suonare (“scimmiottare”) “Scende la Pioggia”. Non avevo mai preso in mano le bacchette, ma tutti si stupirono del mio senso della musica. Presi lezioni proprio dal batterista del gruppo, Carlo Bollettieri, poi da altri Maestri come Ivano Maggi, jazzista di Gamalero molto noto in zona, e Ivan Ciccarelli, turnista italiano dalle doti incredibili, all’epoca batterista degli 883. Nel frattempo la mia “gavetta” musicale proseguiva come cantante e batterista in diverse cover band. A 18 anni ho iniziato a mettere in musica le mie esperienze di vita, le mie emozioni, componendo i primi brani. Attualmente ho “in cantiere” 25 canzoni, di cui 7 pubblicate».
Che musica proponi? «Con le band da ragazzo andavo dal pop internazionale al rock blues dance. Oggi porto avanti il progetto di cantautore con un genere pop italiano, registro in studio e diffondo i brani via web. Da solista non ho un’attività live perché, purtroppo, in questa veste non è facile trovare contesti in cui esibirsi, a meno che non sia un’etichetta a sostenerti. Con i gruppi dove suono la batteria, invece, faccio parecchi live, oltre a studio e web».
Di cosa parli nelle tue canzoni? A chi ti ispiri quando scrivi? «Principalmente delle mie esperienze di vita, delle emozioni più forti, positive e negative. “Chimicamente attratti” è una samba con la fisarmonica dove parlo dell’attrazione fisica. In altri brani parlo del tempo in varie forme. Ci sono poi le canzoni dedicate a una persona in particolare: “La mia luce” per mia moglie Monica, “Chiara”, brano ancora in cantiere ma il primo ad essere scritto, parla della delusione della mia prima storia d’amore. Mi piacerebbe dedicare un pezzo a mia figlia, vorrei fosse la mia canzone più bella».
Oggi la musica si fa tanto sul web, tu come diffondi i tuoi brani? «Incido su cd, ma diffondo prevalentemente via Facebook e YouTube. Un tempo si andava “porta a porta” nelle etichette discografiche per proporsi, oggi il web ha preso il sopravvento. Amici e colleghi musicisti sono i primi a consigliarmi di far girare la mia musica su piattaforme libere online, strada che permette a un cantautore sconosciuto di avere grande diffusione e, magari, essere notato da un’etichetta o da un interprete noto che decida di incidere o cantare un suo brano. Dall’altra parte penso che i social network non siano così social perché ormai la gente sta davanti a tablet e smartphone invece di uscire».
Hai mai pensato di partecipare a un talent show? «Oggi l’unico percorso di un cantautore per arrivare al grande pubblico sembra essere un talent show. Ho partecipato alle selezioni di X Factor e The Voice, ma non sono stato riconvocato. Non è facile, c’è tanta gente da selezionare, alcuni fanno provini per anni prima di essere presi. Il meccanismo televisivo dei talent all’inizio mi affascinava, ma oggi mi sembra che siano fatti principalmente per aumentare la notorietà dei giudici e cercare interpreti che cantino brani già scritti. Inoltre penso che scelgano persone talentuose più per sfruttarne l’immagine che per il loro valore musicale».
Segui altre strade per provare a far conoscere i tuoi brani al grande pubblico o ad artisti famosi? «Esistono concorsi dedicati ai cantautori e ci sono indirizzi mail di etichette o cantanti affermati creati per ascoltare il materiale di musicisti emergenti. Qualche tempo fa ho spedito il mio primo brano ad Arisa, che si è dimostrata interessata e voleva farlo ascoltare a una cantante in gara a X Factor. Ero al settimo cielo, ma purtroppo non ho avuto più notizie. Ho avuto riscontri positivi da altri interpreti, come Morandi, Caputo e Nek, ma nessuno si è concretizzato in proposte di lavoro. Bisogna sperare di piacere alla persona giusta, che creda nel tuo progetto musicale e investa soldi e tempo per pubblicare un tuo disco. Non è detto che il pezzo debba essere bello, ci sono brani considerati “spazzatura” con contenuti leggeri che vendono perché hanno senso di esistere musicalmente. Altri, invece, hanno pezzi molto belli musicalmente ma non trovano il canale giusto per emergere. Per me se sarà destino succederà, chissà. Il bello della musica è che non ha età».