Gavi e Ovada, ambasciatori del nostro territorio
"Vendemmia a Torino" ha portato nel capoluogo piemontese la sua ricca tradizione vitivinicola e i suoi vini noti a livello internazionale. In rappresentanza dell'alto Monferrato non potevano mancare il Consorzio tutela del Gavi e quello di Ovada che hanno in progetto nuove sinergie e collaborazioni in nome del territorio
"Vendemmia a Torino" ha portato nel capoluogo piemontese la sua ricca tradizione vitivinicola e i suoi vini noti a livello internazionale. In rappresentanza dell'alto Monferrato non potevano mancare il Consorzio tutela del Gavi e quello di Ovada che hanno in progetto nuove sinergie e collaborazioni in nome del territorio
Il nostro territorio è stato rappresentato con orgoglio da due ambasciatori d’eccellenza: il Consorzio del Gavi docg e quello dell’Ovada docg.
Il Gavi è figlio di un territorio dalla storia, dalle caratteristiche geologiche e atmosferiche uniche e, come si legge sul sito del suo Consorzio: «È l’incontro tra il vento marino che soffia dal mar ligure e la neve dell’Appennino a rendere speciale quest’angolo di Piemonte. Gli inverni freddi e le estati calde e ventilate, l’altitudine dei pendii e l’esposizione, i terreni marnosi, calcarei e argillosi danno vita al grande bianco piemontese. Sono queste le caratteristiche di un territorio che ritroviamo in ogni calice di Gavi».
La storia di questo vino ha radici profonde e le prime testimonianze risalgono al 972 in un documento che attesta la viticultura a Gavi fino ad arrivare prima alla doc e poi alla docg nel 1998 e alla sua internazionalizzazione e al gemellaggio col Giappone annunciato nel 2015 in occasione di Expo Milano.
Il Consorzio tutela del Gavi, che opera dal 1993, ha presentato ai tantissimi avventori italiani e stranieri dell’evento torinese, la bottiglia istituzionale dell’anno 2016 la cui etichetta rappresenta Ambrosia, la ninfa che rubò il cuore a Licurgo, raffigurata nel mosaico visibile presso l’area archeologica di Libarna.
«I più stimati dolcetti sono quelli d’Ovada e dei suoi contorni…pare che il clima di quelle colline sia il più appropriato alla natura di quest’uva, mentre essa vi matura perfettamente senza che cadano gli acini, come avviene nei paesi meridionali e vi acquista un grado di perfezione a cui non giunge in verun altro luogo», così scriveva l’illustre botanico Gallesio nei primi dell’ottocento.
Anche in questo caso, la vite del Dolcetto ha una storia profonda infatti la sua presenza si registra già in epoca longobarda e in alcuni atti notarili di fine ‘200. Nel ‘700, poi, questo vino viene commerciato nelle principali piazze europee.
Gavi e Ovada, due facce diverse della stessa medaglia, si daranno appuntamenti durante tutto l’autunno per ragionare insieme su una strategia comune e fare squadra al fine di promuovere il territorio cui appartengono, l’alto Monferrato, con grandi potenzialità enogastronomiche e culturali.