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    Alessandro Francini  
    2 Novembre 2017
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Anche ad Alessandria si fuma la cannabis… legale: “Mercato in rapida espansione”

    Sul mercato dalla scorsa primavera, a bassissimo contenuto di Thc: è la cannabis light. Il 'boom' con l'arrivo di EasyJoint: "Abbiamo richieste praticamente quotidiane. Non c'è l'effetto 'sballo', quindi ai più giovani interessa poco"

    Sul mercato dalla scorsa primavera, a bassissimo contenuto di Thc: è la cannabis light. Il 'boom' con l'arrivo di EasyJoint: "Abbiamo richieste praticamente quotidiane. Non c'è l'effetto 'sballo', quindi ai più giovani interessa poco"

    SOCIETA’ – Sul mercato dalla scorsa primavera, la sua vendita in pochissimo tempo ha fatto registrare un vero e proprio ‘boom’. Si può fumare, si può utilizzare per infuso o decotto e nei più svariati modi in ambito alimentare. Stiamo parlando della cannabis light, quella che non ‘sballa’ perché a bassissimo contenuto di Thc (Tetraidrocannabinolo), il principio attivo che provoca nell’organismo effetti psicotropi, ridotto ad una percentuale irrisoria che non può superare lo 0,2%. “Negli ultimi cinque mesi ne abbiamo venduta davvero molta. Abbiamo richieste praticamente quotidiane e in prevalenza dagli ‘over 30’” spiegano Thomas e Loris, i due gestori del ‘grow shop’ di via Tortona ad Alessandria. Sì, perché la cannabis light non è roba per principianti, nel senso che viene apprezzata soprattutto dai più ‘grandicelli’, perché “con la cannabis light non c’è l’effetto ‘sballo’, essendo praticamente priva di Thc”. Il principio attivo presente in quantità maggiore, infatti, è il cannabidiolo (Cbd), che non ha effetti psicoattivi bensì antinfiammatori, antiossidanti e rilassanti. E’ proprio il Cbd uno dei cannabinoidi più importanti nell’utilizzo della cannabis in ambito farmaceutico. 

    Il business della cannabis light ha preso il via lo scorso maggio, quando l’azienda emiliana ‘EasyJoint’ ha lanciato sul mercato le prime varietà di prodotti vendibili legalmente. Con ‘EasyJoint’ “è cambiato il concetto dell’uso della canapa a basso contenuto di Thc”. Fino a pochi mesi fa, infatti, quasi nessuno aveva mai sentito parlare di cannabis da ‘rollare’ acquistabile nel punto vendita più vicino. “In molti preferiscono fumarla perché nella maggioranza dei casi sono, oppure sono stati, consumatori di droghe leggere, ma sappiamo di moltissime persone che invece la utilizzano esclusivamente per infusi e preparazioni alimentari”. Non esiste infatti un uso più indicato per la cannabis light che, è bene specificarlo, in realtà è sul mercato da diverso tempo. “AssoCanapa (Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura, ndr) ha in commercio la canapa a basso contenuto di Thc già da alcuni anni, – afferma Loris – solo che prima non veniva chiamata light e veniva usata quasi esclusivamente per thé e tisane. La svolta commerciale è arrivata con l’intuizione di EasyJoint, che chiamando il prodotto ‘marijuana light’ ha dato il via al ‘tam tam’ mediatico che è andato diffondendosi per tutta l’estate”. Ora in tutta Italia sono più di 50 le ditte che producono cannabis light, e tutte possono dire grazie a Luca Marola, titolare di EasyJoint, “che ha dato valore ad un prodotto che veniva scartato” e che sta facendo lievitare gli introiti delle aziende che lavorano la canapa. “Ci contattano quotidianamente almeno cinque o sei ditte con un prodotto da proporre – confermano Loris e Thomas – oppure  perché interessate ad avviare la coltivazione di canapa”. Per avere un’idea della proporzione del successo di questo prodotto basti pensare che dall’uscita di Easy Joint nei primi 4 mesi sono nate in Italia 46 nuove aziende produttrici e sono state vendute circa 11 tonnellate di cannabis. 

    E’ evidente, quindi, come la coltivazione della canapa stia facendo strada a nuove opportunità di lavoro. “Fino a poco tempo fa un kg di canapa all’ingrosso costava 100 euro – sottolinea Thomas – ora difficilmente si scende sotto i 1500 euro al kg. Per fare un esempio: se un ettaro di Barolo rende 11/12 mila euro, uno coltivato a canapa può arrivare anche a 50 mila. Tra l’altro una piantagione di canapa richiede meno manodopera di un vigneto. Credo che nel giro di un anno assisteremo ad una vera esplosione in questo settore”.

    Il grande successo registrato negli ultimi 4-5 mesi sta pian piano sdoganando la commercializzazione della cannabis legale. Da alcune settimane a questa parte, infatti, questo prodotto sta facendo la sua comparsa anche sui banconi di tabaccai, parafarmacie, bar e ristoranti, “anche qualche benzinaio, stanno iniziando a venderla un po’ ovunque. Questo tipo di distribuzione variegata è legittimata da una circolare del Monopolio dello Stato” commenta Loris. 

    Ad ogni modo, la lavorazione della canapa in Italia non è certo una ‘tendenza’ degli ultimi tempi, basti pensare che fino agli anni ’40/’50 la sua lavorazione era abbondantemente diffusa in tutto il Paese (ad inzio secolo l’Italia era il secondo produttore al mondo). Stiamo quindi assistendo ad una sorta di riscoperta favorita da un’eccellente strategia di marketing? Stando ai numeri sembrerebbe di sì. Nel frattempo, considerate opportunità e prospettive, sono in tanti ad augurarsi che non si tratti solo di un passeggero ritorno di fiamma…

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