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Manager del polo chimico tornano in aula per l’inquinamento a Spinetta
Si apre oggi a Torino il processo d'Appello contro otto tra ex dirigenti e manager di Solvay e Ausimont di Spinetta Marengo. Il primo grado c'era stata la condanna per quattro imputati disastro colposo. Sia l'accusa, sia la difesa hanno fatto ricorso
Si apre oggi a Torino il processo d'Appello contro otto tra ex dirigenti e manager di Solvay e Ausimont di Spinetta Marengo. Il primo grado c'era stata la condanna per quattro imputati disastro colposo. Sia l'accusa, sia la difesa hanno fatto ricorso
CRONACA – Appuntamento alle 9 a palazzo di giustizia di Torino. Prima udienza oggi, mercoledì 7 febbraio, per il processo d’Appello sul “caso” di inquinamento da cromo esavalente a Spinetta Marengo. Gli inquinanti che sono stati rilevati nei terreni e nelle acque attorno al polo chimico, in realtà erano ben una ventina. Valori superiori anche fino a 100volte i limiti consentiti dalla legge.
A dare avvio all’inchiesta condotta dalla procura di Alessandria, con il pubblico ministero Riccardo Ghio, erano state però le analisi fatte nel 2008 nell’area dell’ex Zuccherificio, preliminari ad un progetto per il recupero del complesso industriale, il “caso cromo”, appunto.
Al termine di tre anni di procedimento giudiziario, quattro anni di inchiesta e una cinquantina di udienze erano stati condannati nel dicembre 2015 dalla Corte d’Assise di Alessandria Francesco Boncoraglio, responsabile della funzione ambiente dello stabilimento; Luigi Guarracino, direttore di stabilimento di Spinetta fino all’ingresso dell’attuale direttore Stefano Bigini; Giorgio Carimati, responsabile tecnico ambiente e sicurezza per il gruppo Solvay; e Giorgio Canti, dirigente Ausimt, poi Solvay.
Assolti per non aver commesso il fatto Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche, Pierre Jacques Joris; reato estinto per Giulio Tommasi. Il reato contestato era quello di disastro colposo e avvelenamento delle acque; la condanna arrivò solo per il primo reato.
A Torino ci sarà nuovamente Riccardo Ghio a sostene l’accusa. In attesa di trasferimento in altra sede, ha ottenuto il nulla osta per concludere il procedimento da lui avviato.
Torneranno in aula anche le parti civili di cui una cinquantina ammessi al risarcimento del danno. Tra le parti civili ci sono anche il ministero dell’Ambiente, la città di Alessandria, e alcune associazioni come Wwf e Medicina Democratica.
Questa mattina si sbrigheranno le formalità iniziali. Ne potrebbe seguire una seconda per eventuali eccezioni. Il calendario prevede poi le udienze del 21 e del 23 per la requisitoria dell’accusa.
Nel frattempo la principale azienda del polo chimico, Solvay, ha avviato una bonifica dei terreni nelle aree interne allo stabilimento e l’attivazione di una barriera di pozzi per prelevare l’acqua contaminata, “ripulirla” e immetterla nuovamente in falda. I valori degli inquinanti, secondo le ultime analisi effettuate da Arpa, restano tuttavia fuori dai limiti di legge per alcuni parametri.
(nella foto un momento del processo in corte d’Assise, ad Alessandria)
A dare avvio all’inchiesta condotta dalla procura di Alessandria, con il pubblico ministero Riccardo Ghio, erano state però le analisi fatte nel 2008 nell’area dell’ex Zuccherificio, preliminari ad un progetto per il recupero del complesso industriale, il “caso cromo”, appunto.
Al termine di tre anni di procedimento giudiziario, quattro anni di inchiesta e una cinquantina di udienze erano stati condannati nel dicembre 2015 dalla Corte d’Assise di Alessandria Francesco Boncoraglio, responsabile della funzione ambiente dello stabilimento; Luigi Guarracino, direttore di stabilimento di Spinetta fino all’ingresso dell’attuale direttore Stefano Bigini; Giorgio Carimati, responsabile tecnico ambiente e sicurezza per il gruppo Solvay; e Giorgio Canti, dirigente Ausimt, poi Solvay.
Assolti per non aver commesso il fatto Carlo Cogliati, Bernard De Laguiche, Pierre Jacques Joris; reato estinto per Giulio Tommasi. Il reato contestato era quello di disastro colposo e avvelenamento delle acque; la condanna arrivò solo per il primo reato.
A Torino ci sarà nuovamente Riccardo Ghio a sostene l’accusa. In attesa di trasferimento in altra sede, ha ottenuto il nulla osta per concludere il procedimento da lui avviato.
Torneranno in aula anche le parti civili di cui una cinquantina ammessi al risarcimento del danno. Tra le parti civili ci sono anche il ministero dell’Ambiente, la città di Alessandria, e alcune associazioni come Wwf e Medicina Democratica.
Questa mattina si sbrigheranno le formalità iniziali. Ne potrebbe seguire una seconda per eventuali eccezioni. Il calendario prevede poi le udienze del 21 e del 23 per la requisitoria dell’accusa.
Nel frattempo la principale azienda del polo chimico, Solvay, ha avviato una bonifica dei terreni nelle aree interne allo stabilimento e l’attivazione di una barriera di pozzi per prelevare l’acqua contaminata, “ripulirla” e immetterla nuovamente in falda. I valori degli inquinanti, secondo le ultime analisi effettuate da Arpa, restano tuttavia fuori dai limiti di legge per alcuni parametri.
(nella foto un momento del processo in corte d’Assise, ad Alessandria)