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Redazione - redazione@alessandrianews.it  
13 Aprile 2018
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Polo Chimico, la difesa Solvay punta l’indice contro gli enti

All'udienza di appello per avvelenamento del polo chimico di Spinetta Marengo prosegue la requisitoria delle difese. Sulla linea già tenuta in primo grado, ad Alessandria, Solvay "punta il dito" contro chi la ha preceduta nella gestione del sito e contro gli enti pubblici di controllo

All'udienza di appello per avvelenamento del polo chimico di Spinetta Marengo prosegue la requisitoria delle difese. Sulla linea già tenuta in primo grado, ad Alessandria, Solvay "punta il dito" contro chi la ha preceduta nella gestione del sito e contro gli enti pubblici di controllo

TORINO – Proseguono le udienze davanti alla Corte d’Assise di Appello di Torino sul caso di avvelenamento delle acque nell’area di Spinetta Marengo, dove ha sede il polo chimico. Ieri è stata la volta di uno degli avvocati della difesa, Dario Bolognesi. Ha ripercorso quanto, secondo la linea difensiva, avvenne tra il 2004, anno in cui Solvay subentrò ad Ausimont, e il 2008, quando scoppiò la cosiddetta “emergenza cromo” ossia il ritrovamento di un vasto inquinamento da cromo esavalente (le sostanze, in realtà, sono una ventina) nei terreni attorno allo stabilimento.
Solvay, quando si rese conto delle perdite negli impianti, proposte agli enti una messa insicurezza d’emergenza, con la realizzazione di quattro pozzi che prelevassero acqua inquinata. Furono gli uffici provinciali, a detta dell’avvocato, a mettere i bastoni tra le ruote, chiedendo non una messa in sicurezza ma unpiù ampio progetto preliminare di bonifica.

In primo grado, gli enti sostennero come la messa in sicurezza non richiederebbe una preventiva autorizzazione, ma va attuata tempestivamente e, solo successivamente, gli enti effettuano un controllo. Rispetto ad una procedura di messa in sicurezza (Mise), un progetto di bonifica implica inevitabilmente tempi più lunghi.
In seconda battuta, nel 2006, fu il Comune di Alessandria, sempre a detta delle difese, ad imporre un nuovo stop. In quell’anno, infatti, entrò in vigore il Testo unico ambientale. Secondo gli uffici comunali, in sede di conferenza dei servizi, opposero il fatto che sarebbe stato necessario una analisi di rischio. Mancava, questo sarebbe emerso, una norma transitoria che regolasse la materia. Solo successivamente la Regione indicò tale norma transitoria, ma nel frattempo erano già passati altri due anni.

La prossima udienza, prevista per mercoledì 18 aprile, concluderanno le requisitorie le difese. Il calendario delle udienze prevede una pausa per tutto il mese di maggio. Si torna in aula a giugno.

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