“L’acqua potabile conforme alle norme”. La difesa Solvay chiede l’assoluzione
Una difesa in punta di diritto, ma anche di sostanza, quella del pool degli avvocati di Solvay in Corte d'Assise d'Appello a Torino. "Non c'è la prova di un pericolo per la pubblica incolumità"
Una difesa in punta di diritto, ma anche di sostanza, quella del pool degli avvocati di Solvay in Corte d'Assise d'Appello a Torino. "Non c'è la prova di un pericolo per la pubblica incolumità"
In appello, il sostituto procuratore generale Marina Nuccio è tornata a chiedere pene che vanno da 15 a 17 anni per sette (oltre Boncoraglio, Guarracino, Carimati e Canti anche per gli assolti in primo grado, ossia Bernard De Laguiche, Pierre Jacques Joris, non procedibilità per Giulio Tommasi).
Ma, per la difesa Solvay (avvocati Giulio Ponzanelli per la Società come responsabile civile; Massimo Dinoia per Pierre Joris, Domenico Pulitanò per Bernard de Laguiche, Roberto Fanari per Giorgio Canti, Dario Bolognesi per Giorgio Carimati e Luca Santa Maria per Giorgio Carimati e Pierre Joris) “la salute degli abitanti di Spinetta Marengo non è mai stata messa a repentaglio”.
Nel 2008, a seguito di analisi, emerse come le acque di falda erano contaminate. Una ventina gli elementi riscontrati, tra cui il cromo esavalente. Secondo la difesa non ci fu dolo da parte dei dirigenti dell’azienda che acquisì nel 2001 la gestione del sito industriale, perchè “non erano a conoscenza” della reale situazione delle perdite degli impianti e delle discariche sepolte sotto terra. Hanno “ereditato un inquinamento antico, frutto di passate gestioni industriali, ma non il patrimonio di conoscenze in possesso del precedente proprietario (Ausimont, ndr)”. E, quando nel 2004 Solvay se ne rese conto, avvertì gli enti preposti, Arpa, Comune, Provincia e Regione, che – a detta delle difese – fecero “ostruzionismo” al piano di messa in sicurezza di emergenza proposto da Solvay. Gli uffici provinciali chiedevano infatti non una messa in sicurezza ma un più ampio progetto preliminare di bonifica, che richiede tempi più lunghi.
In seconda battuta, nel 2006, sempre secondo la difesa, fu il Comune di Alessandria, ad imporre un nuovo stop. In quell’anno, infatti, entrò in vigore il Testo unico ambientale. Secondo la nuova normativa, era necessaria una analisi di rischio. E nel frattempo passarono altri due anni. Solvay però, hanno fatto presente i difensori, la sua parte la fece, investendo qualche milione di euro in sicurezza.
Gli avvocati di difesa hanno chiesto pertanto l’assoluzione l’assoluzione degli imputati condannati in primo grado per disastro colposo e il rigetto di tutte le richieste risarcitorie nei confronti della società (da 10 mila euro per le parti civili a 100 milioni per il ministero dell’Ambiente). Si torna in aula per eventuali repliche il 6 giugno.
(nella foto di copertina il processo di primo grado ad Alessandria)