A processo per aver dato in escandescenza al pronto soccorso
Voleva portare via la compagna, ricoverata in stato di semi incoscienza al pronto soccorso del San Giacomo di Novi e finisce in caserma. In tribunale aveva chiesto scusa per avere esagerato e aveva optato per il rito abbreviato, ma ci ripensa. Ieri i primi testimoni in aula
Voleva portare via la compagna, ricoverata in stato di semi incoscienza al pronto soccorso del San Giacomo di Novi e finisce in caserma. In tribunale aveva chiesto scusa per avere esagerato e aveva optato per il rito abbreviato, ma ci ripensa. Ieri i primi testimoni in aula
CRONACA – La compagna era stata ricoverata, priva di sensi, probabilmente a seguito di una sbornia, al pronto soccorso dell’ospedale di Novi. Ma lui non ne voleva sapere di tornare a casa da solo. Aveva così scatenato un parapiglia, la sera del 18 giugno 2017, al San Giacomo, entrando di forza nei locali riservati ai pazienti e schiaffeggiando la compagna, per farla svegliare dallo stato di incoscienza. Erano intervenuti prima medici e infermieri per calmare Teresio Dellachà, 59 anni di Casal Cermelli, poi anche i carabinieri. I medici, peraltro, si stavano occupando di un paziente con gravi disfunzioni cardiopatiche, ricoverato nello stesso momento. L’uomo però, probabilmente anch’egli sotto l’effetto di alcool, non si era affatto calmato. Era così stato trasportato in caserma per l’identificazione e lì aveva proseguito con le intemperanze, fino a causare una distorsione al polso di un carabiniere, che ora si è costituito come parte civile al processo a carico di Dellachà per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
La vicenda si era conclusa con l’arresto dell’uomo. Al processo per direttissima, subito dopo l’arresto, l’imputato aveva anche porto le sue scuse: “mi dispiace, ho esagerato. Avevo bevuto il giorno prima”, avrebbe detto davanti al giudice. Ma qualche tempo dopo deve averci ripensato, tanto da rinunciare al rito abbreviato, che avrebbe comportato una riduzione della pena, e optare invece per il rito ordinario, che è iniziato ieri davanti al giudice del tribunale di Alessandria.
In aula sono stati chiamati i primi due testimoni, due carabinieri che si trovavano in caserma al momento dell’identificazione. Avevano sentito le urla provenienti dalla stanza accanto ed erano accorsi per accertarsi di quel che stava accadendo. La prossima udienza, fissata per il 12 giugno, saranno chiamati a testimoniare un infermiere e uno dei carabinieri arrivati al pronto soccorso. Per la difesa (avvocato Vittorio Gatti) potrebbe testimoniare la compagna dell’uomo ma il giudice Seddaiu si è riservata di accettare o non accettare il teste. Per la parte civile ci sono gli avvocati Giuseppe Cormaio e Marco Conti.