Città di ferro e football
Home
Simone Farello  
19 Giugno 2018
ore
00:00 Logo Newsguard

Città di ferro e football

I molti esordi deludenti delle nazionali favorite per la vittoria finale del 21esimo Mondiale di calcio rischiano di essere considerate un grave sgarbo diplomatico

I molti esordi deludenti delle nazionali favorite per la vittoria finale del 21esimo Mondiale di calcio rischiano di essere considerate un grave sgarbo diplomatico

I molti esordi deludenti delle nazionali favorite per la vittoria finale del XXI Mondiale di calcio  rischiano di essere considerate un grave sgarbo diplomatico. Potrebbero infatti nascondere una non fiducia nelle trasparenti parole di Vladimir Putin durante la cerimonia di inaugurazione: “Nel nostro Paese il calcio non è lo sport più importante ma i russi amano il calcio. Abbiamo lavorato sodo per preparare questo evento. La Russia è un Paese ospitale e amichevole” che tradotto significa: anche se lo perdiamo non vi staccheremo il contatore del gas e la Gazprom continuerà a sponsorizzare la Champions League alla faccia delle sanzioni.
 
Certamente rassicurato dal fatto che la squadra di casa non rischi imbarazzanti umiliazioni contro paesi come l’Ucraina, gli USA o la Cina, che molto opportunamente sono state eliminate nelle fasi di qualificazione, il Presidente russo si può occupare di rendere confortevole il soggiorno degli ospiti. Attenzioni degne di un film di 007 sono riservate esclusivamente agli Inglesi e il sonno calcistico geopolitico è turbato dalla sola Polonia. Una situazione in cui sarebbe andato a nozze Joseph Conrad, nato Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski, che con ‘L’Agente Segreto’ raccontò il controverso rapporto tra la polizia di Londra e gli esuli anarchici russi della fine del XIX secolo. Uno dei romanzi più dimenticati del grande scrittore, che andrebbe usato sussidiario in quest’epoca di paranoia da terrorismo globale e di politica fondata sulla paura.
 
Ma il mito della Siberia deve aver fatto breccia in molti dei protagonisti più attesi, a partire dai Tedeschi, stroncati da un Messico a dir poco spettacolare, e dal Brasile di Neymar Jr, che ha la stessa pettinatura di Ronaldo ma neanche un briciolo della sua personalità. I penta campioni sono stati fermati da una sottovalutata Svizzera, che è squadra cosmopolita e dalle ottime qualità. 
Ci piace poi pensare che gli elvetici siano stati premiati per la scelta della sede del loro ritiro: la città di Togliatti. Ebbene sì: mentre in Italia abbiamo avuto candidati sindaci che proponevano di cambiare il nome a Corso Unione Sovietica, nella nuova Russia a nessuno è venuto in mente di cambiare nome alla città intitolata al leader del PCI, dopo essere stata per due secoli Stavropol’ sul Volga. L’omaggio toponomastico ricambiava l’impegno de Il Migliore per installare nella città una catena di montaggio della FIAT. L’impianto permise alla Lada di produrre la Zhiguli, un simulacro di automobile di qualche tonnellata che prima o poi sarà riesumata in qualche film nostalgico come i cetrioli di ‘Goodbye Lenin’.
 
Il football è roba da industria pesante, da città del carbone e del taylorismo; quelle “iron towns” celebrate nell’omonimo romanzo dal romanziere neorealista britannico Anthony Cartwright.  Posti come la Torino di Mirafiori, la Liverpool dei docks, la Manchester dei sobborghi mefitici, la Mönchengladbach dei telai, la Saint Etienne delle fonderie; dove il calcio era davvero lo sport del popolo; di portieri con il berretto come lo Jasin immortalato nel Manifesto ufficiale dei campionati;di centrattacco come Harry Kane che ieri, sfidando la guerra di spie, ha dato all’Inghilterra una vittoria che fa sognare gli inventori di questo magnifico giuoco. 
Dasvidania, tovarishes. 
 
Articoli correlati
Leggi l'ultima edizione