Sono Mondiali per Diavoli
Nella sera del Tatarstan, sulle rive della matushka, la Volga madre di tutti i fiumi, le nazionali eliminate, quelle che possono ancora rimanere e, ovviamente, la Francia aspettavano di veder passare il cadavere calcistico del Brasile. E così è stato
Nella sera del Tatarstan, sulle rive della matushka, la Volga madre di tutti i fiumi, le nazionali eliminate, quelle che possono ancora rimanere e, ovviamente, la Francia aspettavano di veder passare il cadavere calcistico del Brasile. E così è stato
A Kazan, dove 100 anni fa l’Armata Rossa di Trockij perse per una notte e un giorno e poi vinse per quasi sempre una guerra civile e la Rivoluzione, i Diavoli Rossi belgi hanno inflitto ai Verdeoro uno dei peggiori tracolli della loro storia. Neymar Jr e compagni erano giunti qui per vendicare l’impietosa sconfitta per 7 a 1 subita dalla Germania nei Mondiali casalinghi 2014, appuntandosi sul petto la sesta delle stelle che spettano ai vincitori della Coppa. Sognavano di ripetere l’impresa di Pelè e Garrincha, unici sudamericani a espugnare l’Europa, in Svezia, nel 1958. Sprizzavano molta fiducia e moltissima supponenza e hanno riso degli eroi caduti, dei Messi e dei Cristiano Ronaldo; degli Iniesta e degli Kroos. Ora non ridono più.
Questa débacle è ancora peggiore, se possibile, dell’umiliazione di Belo Horizonte, quando i Tedeschi diedero il colpo di grazia ad una squadra che aveva solo sofferto, sempre oltre l’orlo di una crisi di nervi. Incapace di reggere le pressioni di un popolo stanco di essere solo carnevale e torcida e che aveva manifestato a lungo contro i costi economici e umani di stadi costruiti nella foresta amazzonica e uno stato che pensava di anestetizzare negli stadi e nei dribbling il baratro della disuguaglianza. Il Brasile del 2014 soffriva di saudade a casa propria e in fondo la Germania risparmiò ai brasiliani di perdere contro l’Argentina in finale, in un remake truculento del 1950.
Ieri sera, a Kazan, una squadra zeppa di corsa e talento è stata schiantata da qualcosa che, se l’avesse fatta l’Italia tutti avrebbero chiamato catenaccio e contropiede. E quando Courtois, probabilmente il miglior portiere del mondo, ha tolto dalla porta il tiro del possibile pareggio, molti avranno ricordato la miracolosa parata di Dino Zoff al Sarrià di Barcellona.
Da ieri il Mondiale è una faccenda esclusivamente europea. Tutti gli altri continenti, compreso il Sud America, hanno dovuto chinare il capo a nazionali in grado di esprimere il meglio di questo gioco dopo aver assimilato e migliorato tutte le altre scuole, dimostrando almeno in questo ambito quella vivacità cosmopolita che pretendevamo di esportare e invece, oggi, ripudiamo. Brasile e Belgio è stata forse la partita di football con la percentuale più alta di pettinature afro presenti e due erano belghe. Le zazzere di Witsel e Fellaini hanno svettato per novanta minuti sui centrocampisti brasiliani e questo potrebbe davvero essere l’anno di questi soul men, al cospetto dei quali le diatribe tra fiamminghi e valloni roba da XX Secolo, che poi è quello scorso. La semifinale con la Francia sarà un evento, in tutti i sensi.
Dasvidania Tovarishes.