Un prete durante la Rivoluzione Francese: don Boccardi, parroco di Novi
Intervistiamo Carlo Gerolamo Francesco Boccardi, conosciuto grazie agli studi pubblicati da uno dei parroci suoi successori, lindimenticato don Franco Zanolli. Don Boccardi portò a compimento il lavoro di ristrutturazione e rinnovamento stilistico della chiesa di S. Andrea, per la quale è in corso una raccolta firme nellambito del concorso I Luoghi del Cuore edizione 2018 indetto dal FAI Fondo Ambiente Italiano.
Intervistiamo Carlo Gerolamo Francesco Boccardi, conosciuto grazie agli studi pubblicati da uno dei parroci suoi successori, l?indimenticato don Franco Zanolli. Don Boccardi portò a compimento il lavoro di ristrutturazione e rinnovamento stilistico della chiesa di S. Andrea, per la quale è in corso una raccolta firme nell?ambito del concorso ?I Luoghi del Cuore ? edizione 2018? indetto dal FAI ? Fondo Ambiente Italiano.
Il vostro ingresso in parrocchia avvenne a marzo 1797 da poco meno di un anno l’armata del giovane Bonaparte spadroneggiava in città e nell’intero territorio.
Sì: per il Governatore Lercari era quasi impossibile barcamenarsi tra gli eserciti francesi e quelli della Coalizione, non sapendo mai da che parte pendesse realmente la bilancia. Può essere stata anche questa preoccupazione continua ad aver afflitto il mio predecessore, don Pietro Francesco Parodi, che morì d’infarto l’anno precedente, durante la S. Messa.
Qual è stato il vostro ruolo in tempi tanto burrascosi?
Quello di pastore di anime in un gregge assalito dai lupi, con episodici contatti con i grandi della Storia passati di qui . In casa del Marchese Durazzo morì il generale Joubert durante la battaglia del 15 agosto 1799: quando il generale Moreau me ne comunicò il decesso, mi limitai a redigerne l’atto di morte nel registro dei defunti della mia parrocchia. Nel 1809 vidi papa Pio VII che, durante il viaggio da Roma a Torino si fermò a Novi per il cambio dei cavalli: ma la scorta non fece avvicinare né me, né altri, per parlargli. Il 18 maggio 1815, invece, fu davvero davvero: Pio VII, che lasciava il suo esilio di Savona per ritornare a Roma (più sicura, in quanto Napoleone era tornato a Parigi), si fermò a Novi, accolto dal clero, dai maggiorenti e dal popolo della città. Ancor oggi una targa ricorda questo avvenimento: è collocata sulla facciata di Palazzo Negrotto (oggi una delle due sedi comunali), sotto la finestra dalla quale il papa si affacciò per impartire la propria benedizione. Poi ci fu Waterloo, e fu grande festa per tutti: un po’ meno per noi, che confidavamo nel ritorno della Repubblica di Genova, mentre il Congresso di Vienna ci unì al regno di Sardegna.
L’opera di cui fu più orgoglioso?
L’aver completato il restauro della Chiesa di S. Andrea secondo la volontà di don Parodi, mio predecessore, che a questo scopo lasciò nel proprio testamento la somma di 42600 lire dell’epoca. In tempi di guerre e spoliazioni come quello in cui mi ritrovai ad operare, fu impresa difficile ma, grazie alla fermezza di Luigi Cattaneo, esecutore testamentario, riuscimmo nell’opera. Ultimo tassello fu l’altare maggiore, presso il quale don Parodi fu sepolto: acquistammo un altare proveniente da Genova, proveniente da una chiesa che i Francesi avevano profanato, e lo rimontammo in S. Andrea. Purtroppo, i capitelli e i piedistalli delle colonne della lanterna, che erano andati perduti durante lo smontaggio a Genova, e così li rifacemmo in legno: scelta purtroppo infelice, che ha costretto i parroci di oggi a far puntellare la struttura con impalcature e tubi metallici. Spero che, con l’aiuto di tanti, voi oggi possiate riportare quest’altare, e l’intera chiesa, alla bellezza che, due secoli fa, abbiamo voluto darle.