Vigilia di Finale
Mentre a San Pietroburgo sta per andare in scena la finale di consolazione dei Campionati Mondiali di Calcio, gli appassionati di tutto il globo stanno prendendo posizione ed emettendo pronostici in vista di Francia-Croazia
Mentre a San Pietroburgo sta per andare in scena la finale di consolazione dei Campionati Mondiali di Calcio, gli appassionati di tutto il globo stanno prendendo posizione ed emettendo pronostici in vista di Francia-Croazia
Essere tifosi neutrali è più difficile di quello sembra, come sappiamo bene noi Italiani, che dall’onta dell’eliminazione con la Svezia siamo come color che son sospesi. Non esserci stati fa molto male, e anche i veri appassionati del gioco, quelli che da mesi spiegano nei bar ai colleghi che “senza il coinvolgimento emotivo ci potremo davvero gustare le partite”, sanno benissimo che senza quel coinvolgimento emotivo non è la stessa cosa. Il calcio è quel tipo di bellezza che non si può prendere senza amore e senza odio, e ha sostituito cose come l’opera lirica nel cuore di milioni di persone proprio perché è armonia e dramma. Perché c’è sempre qualcuno con cui immedesimarsi, e qualcuno che trama nell’ombra. Il calcio è uno dei pochi sport dove quello che conta più di tutto, anche per il grande interprete, è il giudizio del loggione.
Il calcio ha diverse cose che nessun’altra disciplina possiede. Innanzitutto è fondato sulla tensione dell’attesa, che può essere così frustrante e frustrata da prevedere non solo il pareggio, ma addirittura lo zero a zero, che il Maestro Brera considerava il risultato perfetto. Il goal è una catarsi, la libertà della consolazione. E’ uno sport in fondo lento, ma pressoché privo di pause: non vive di fasi come il basket o di sequenze di punti come la pallavolo, ma è un flusso continuo. La più grande critica che si può rivolgere alla diabolica tecnologia del VAR non è quella di sostituire al giudizio dell’uomo il giudizio di una macchina, ma quello di spezzare un ritmo. Infine è lo sport allo stesso tempo più equo e più crudele. Equo perché lo può giocare chiunque: nonostante tutti i tentativi di renderlo una prova di forza atletica, geni rinchiusi in un fisico limitato come Messi e Modric possono fare la differenza. Garrincha era zoppo, ma nessun difensore riusciva a fermarlo. Crudele perché non sempre vince il migliore. Qualsiasi calciatore e qualsiasi tifoso sa che si può dominare un match ed uscirne sconfitti perché i tuoi tiri sono finiti su un palo e l’unico degli altri si è insaccato dopo un rimbalzo su una zolla maldestra.
L’avranno anche inventato gli Inglesi, ma è uno sport mediterraneo, levantino e questa XXI^ edizione non smentisce ma conferma. Possono raccontarci che la Croazia è la prima squadra slava ad arrivare a una finale, ma è solo l’ennesima squadra mediterranea a riuscirci. Delle nazioni che hanno già vinto la Coppa tre sono paesi mediterranei e tre sono colonie mediterranee in Sudamerica: quindici trionfi su venti lasciando a Germania e Inghilterra le eccezioni alla regola. La Croazia, con le sue città di cui solo il Novecento ha costretto all’oblio i nomi veneziani, è la riviera Adriatica di fronte alla nostra ed ha dimostrato di essere la più verdiana delle squadre: ci mette molto tempo a morire, e poi non muore mai.
Molti, domani, tiferanno per questo splendido impasto di ruvidezza, tenacia e magia e moltissimi, soprattutto in Italia, faranno una delle poche cose che consola il tifoso orfano della propria squadra: augurare la sconfitta della contrada nemica, che nel Palio di Siena del football è, per noi, da sempre, la Francia. Parte favorita ma, anche se oggi è il 14 luglio, non vuol dire niente.
Dasvidania Tovarishes.