Nascono i primi alveari: dal produttore al consumatore attraverso internet
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Nascono i primi alveari: dal produttore al consumatore attraverso internet

Stanno nascendo anche in Provincia gli "Alveari" una sorta di gruppo di acquisto su internet che mette in contatto i produttori locali con i consumatori. A Novi è nato grazie ad una studentessa. Quello di Rocchetta sta per nascere grazie ad un bolognese che ha scelto di vivere in Valle

Stanno nascendo anche in Provincia gli "Alveari" una sorta di gruppo di acquisto su internet che mette in contatto i produttori locali con i consumatori. A Novi è nato grazie ad una studentessa. Quello di Rocchetta sta per nascere grazie ad un bolognese che ha scelto di vivere in Valle

SOCIETA’ – Il nome è curioso: “L’alveare che dice sì” solo perchè è una sorta di traduzione di una start up nata in Francia che si sta diffondendo, poco a poco, anche in Italia.
In provincia a lanciarla, a Novi, è una studentessa di 23 anni, Marika Remersaro che, per l’alverare di Novi, è il gestore. A Rocchetta Ligure si sta organizzando anche Damiano, 50 anni, da poco trasferito in valle, da Bologna.
L’alveare è un’evoluzione moderna, se così possiamo definirla, dei gas, gruppi di acquisto solidale. Di mezzo c’è internet: il gestore contatta una serie di produttori in zona, a chilometro zero, che ogni settimana mettono a disposizione i propri prodotti su una piattaforma. Gli acquisti si fanno in rete e i prodotti si ritirano in un luogo e in un arco temporale indivuduato dal gestore.
Per Novi il punto di raccolta e ritiro della merce è presso la palestra Pathos, il giovedì dalle 18 alle 19; a Rocchetta è nell’atrio di palazzo Spinola, sede del comune, sempre il giovedì.
L’alveare di Marika conta 330 iscritti e circa 46 produttori. Quello di Rocchetta è ancora in fase di fomazione e punta alla quota minima di 100 aderenti. “Sto contattando i produttori – spiega Damiano – c’è molto interesse. Il problema, qui, è che a volte i produttori sono molto piccoli e qualcuno può avere timore di non riuscire a fare fronte alle richieste della rete”. 
Si privilegiano, ovviamente, i prodotti tipici e prodotti in loco. Nell’alveare novese sono presenti, ad esempio, un forno bio di Gavi, una cooperativa agricola di Novi, una cascina che produce vino, formaggio e ortaggi con metodo biodinamico.
Gli ordini si fanno on line, non c’è un limite minimo di acquisto. Si può prenotare anche un chilogranno di mele, o una pagnotta. Si paga con carta di credito e si passa a ritirare la spesa nel giorno indicato. 
I prezzi li stabiliscono i produttori, spiega Marika, e sono loro che emettono fattura o scontrino. L’80% va allo stesso, il 20% all’alveare che, a sua volta, ne lascia il 10% al gestore locale. 
Quindi, per il gestore, può diventare anche una piccola fonte di reddito. “Io sono una studentessa e, al momento, mi interessa di più il progetto in sé. In futuro si vedrà. Sono ottimista”, ammette Marika.
I prezzi, in genere, sono nella media. “Si punta soprattutto sulla qualità”, assicura il gestore novese. Per contro, i costi di distribuzione, essendo prodotti a chilometro zero, sono pressochè nulli.
Per Damiano l’incognita non è solo quella di riuscire ad aggregare produttori e compratori, è anche la connessione internet, che in Val Borbera è spesso difficoltosa. “Per me è ogni mattina un punto interrogativo quello della connessione”, dice. Anche per lui il progetto è una scommessa: “la Val Borbera è stupenda – dice – ma a volte penso che non sappia sfuttare a pieno certe occasioni, forse anche per la disaggregazione del territorio. Ci sono poche migliaia di abitanti e sette comuni, da Cantalupo a Carrega”. 

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