La Novi dei mitici anni Sessanta nell’ultimo libro di Robbiano
Il boom economico, i cambiamenti sociali e demografici, l'immigrazione e l'industrializzazione: c'è tutto questo in "Novi nel cuore. Erano gli anni Sessanta", l'ultimo libro di Lorenzo Robbiano
Il boom economico, i cambiamenti sociali e demografici, l'immigrazione e l'industrializzazione: c'è tutto questo in "Novi nel cuore. Erano gli anni Sessanta", l'ultimo libro di Lorenzo Robbiano
— Cosa l’ha spinta a raccontare quegli anni?
«Mentre stavo facendo alcune ricerche per la stesura del libro sui cinquant’anni della piscina comunale, uscito l’anno scorso, mi sono imbattuto in una mole enorme di materiale che non poteva oggettivamente essere contenuto in quel volume. Ho deciso di recuperare quei dati e quelle notizie in un secondo tempo così da fotografare la città come era in quegli anni, ricostruendo ciò che avevo vissuto ma attraverso la lente di ingrandimento di oggi».— Cosa l’ha maggiormente colpita di quegli anni?
«Innanzitutto la ricostruzione dopo il secondo conflitto mondiale. Venire a conoscenza, per esempio, che alcuni quartieri della città erano sprovvisti delle fognature. O che occorrevano più spazi per l’arrivo degli immigrati, prima quelli delle valli vicine, poi dal Meridione e dal Veneto».
— Si può dire che la storia si ripete?
«In un certo qual modo è così. Penso ad esempio alla tappa del Giro d’Italia, un evento positivo per la città oggi come ieri. Il problema della sicurezza e della convivenza ritornano e questo ci deve fare riflettere. Sulla questione immigrazione voglio ricordare che fra il 1961 e il 1964 arrivarono in città 6 mila persone, questo creò non pochi problemi sociali. Non c’erano case a sufficienza, non c’erano le aule a scuola, si dovevano fare i turni: una settimana i maschietti andavano a scuola al mattino e le femminucce al pomeriggio, la settimana successiva si scambiavano gli orari. L’impatto che questa massa aveva portato in città è stato senza dubbio molto più forte di quanto avviene oggi con gli immigrati. All’epoca Novi ha avuto uno sviluppo industriale importante, pensiamo al nuovo stabilimento Italsider, alla Cementir di Arquata, al Delta di Serravalle Scrivia. Industrie importanti che avevano assoluto bisogno di manodopera. I primi ad arrivare erano stati gli abitanti delle valli vicine a noi come Borbera e Lemme, poi sono arrivati nel territorio i veneti e i meridionali».
— Perché la presentazione di “Novi nel cuore” si terrà al cinema?
«Perché mi è parso giusto valorizzare questo locale che, finalmente, è stato aperto in città. E poi c’è un motivo più affettivo ed è quello legato alla trilogia “I senza volto”: il Moderno era la sede della Soms Patriottica. Fu proprio la Patriottica ad affittare il locale per il cinema che, allora, aveva l’ingresso in via Municipio».