Ma che succede se tutta Novi va al pronto soccorso?
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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
31 Dicembre 2018
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Ma che succede se tutta Novi va al pronto soccorso?

Al pronto soccorso dell'ospedale San Giacomo transitano ogni anno tanti pazienti quanti sono gli abitanti di Novi Ligure. C'è un problema di appropriatezza (il 75 per cento dei casi sono "verdi" o "bianchi") ma anche di personale insufficiente

Al pronto soccorso dell'ospedale San Giacomo transitano ogni anno tanti pazienti quanti sono gli abitanti di Novi Ligure. C'è un problema di appropriatezza (il 75 per cento dei casi sono "verdi" o "bianchi") ma anche di personale insufficiente

NOVI LIGURE – Ma che succede se ogni anno tutta Novi passa per il pronto soccorso? Nel 2017, gli accessi al Dea – Dipartimento di emergenza e accettazione dell’ospedale San Giacomo sono stati 28.177, una cifra sostanzialmente pari a quella degli abitanti della città. I dati provvisori del 2018 registrano un lieve calo, ma il numero comunque rimane troppo elevato. In più, sono pochi i casi realmente urgenti: sempre rimanendo ai dati definitivi del 2017, i codici rossi arrivati al pronto soccorso del San Giacomo sono stati l’1 per cento, quelli gialli il 24 e quelli verdi il 72 per cento; c’è stato anche un 3 per cento di codici bianchi.

Ai numeri elevati degli accessi fanno da purtroppo da contrappeso quelli – bassi – relativi al personale. La Consulta comunale per la sanità, il nuovo organismo nato a ottobre proprio per “tenere sotto controllo” la situazione dei servizi sanitari, fa sapere che la pianta organica del Dea di Novi è formata da 8 medici (più 2 in aspettativa), da 20 infermieri (più una in aspettativa) e da 12 operatori socio sanitari. «Si ricorre spesso quindi all’impiego di medici “a gettone” provenienti da altri ospedali o dal 118. Nonostante questi provvedimenti non sempre l’orario contrattuale viene rispettato, soprattutto per quanto riguarda il personale femminile con prole sotto dei tre anni, che è per legge esentato dal turno notturno», dice il coordinatore della Consulta Mino Orlando [nella foto], primario in pensione.

Secondo la Consulta, a parte la promessa di completare la pianta organica del Dea, l’unica proposta fatta per fronteggiare l’assalto al pronto soccorso è stata di coinvolgere i medici di famiglia nel trattamento dei codici bianchi e verdi. «Un vecchio ritornello, probabilmente destinato a fallire anche questa volta», commentano dalla Consulta. Che chiede di intervenire con urgenza: «L’affollamento, i tempi di attesa, l’ansia e la preoccupazione che comunque accompagna inevitabilmente chi si reca all’ospedale sono spesso fonte di tensione sia per i pazienti che per il personale di assistenza».

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