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    Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
    11 Gennaio 2019
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Dal Montebore allo yogurt: giovani allevatori crescono. Anche grazie ai cani

    Sei allevatori coinvolti in un progetto di difesa dal lupo grazie all'uso dei cani da pastore, varato dall'ente di gestione delle Aree Protette e da Almo Nature. Produzioni casearie all'insegna della tradizione, ma anche trekking e agriturismo

    Sei allevatori coinvolti in un progetto di difesa dal lupo grazie all'uso dei cani da pastore, varato dall'ente di gestione delle Aree Protette e da Almo Nature. Produzioni casearie all'insegna della tradizione, ma anche trekking e agriturismo

    VAL BORBERA – Gala, Big, Brina, India, Zoe, Onda, Alba, Bianca, Mia, Evita, Ettore, Apollo, Laika, Ares, Lety. Sono i protagonisti di una battaglia antica quasi quanto l’uomo, quella contro il lupo, un tempo considerato il predatore più temibile. Di tutti i metodi di difesa contro questo animale (che oggi si sa non essere pericoloso per noi, ma solo per le greggi), quello più efficace vede coinvolto un parente prossimo del lupo: il cane.

    La gestione di un cane da pastore però rappresenta un costo. E per aiutare gli allevatori da un anno a questa parte l’ente che gestisce i parchi dell’Appennino Piemontese e la nota azienda di pet food Almo Nature hanno siglato un accordo che prevede la fornitura gratuita di mangime per i cani da guardiania. Sei le aziende coinvolte nel progetto europeo “Farmers & Predators” che ha una doppia finalità: ridurre i conflitti tra allevatori e predatori e valorizzare il lavoro e i prodotti delle aziende coinvolte, spesso gestite da giovani.

    «Grazie alla collaborazione con Almo Nature è stato assicurato per tutto il 2018 il mantenimento alimentare gratuito dei cani da guardiania, con la fornitura di circa mezzo chilo di crocchette al giorno per ciascun cane», spiegano dall’ente Aree Protette. «Agli allevatori si richiede l’impegno a non intraprendere atti di ostilità nei confronti del lupo e di sperimentare convintamente il metodo tradizionale di protezione delle greggi, di notte ricoverando gli animali al chiuso o in recinto, e impiegando i cani da guardiania per la difesa», dicono ancora dall’ente di gestione.

    Con l’ultima fornitura sono stati consegnati oltre 1.400 chili di mangime alle aziende coinvolte che utilizzano 15 cani di razza maremmano-abruzzese, specializzata nella difesa del bestiame al pascolo. A Dernice, ad esempio, ha sede la Cascina Nerchi di Andrea Signori, che ha 70 tra capre e pecore oltre a una decina di bovini e produce formaggio con la ricetta tradizionale a tre latti. La Stalla dei Ciuchi si trova invece a Cantalupo Ligure, dove Matteo Beccuti ha 6 asini per trekking someggiati ma soprattutto 170 pecore il cui latte viene conferito alla cooperativa Valle Nostra per la produzione del rinomato Montebore.

    Lo stesso fa Erika Bruzzese a Bregni di Rocchetta Ligure: ma la sua azienda Yogoloso a breve aprirà anche un laboratorio per la produzione di yogurt. Venti pecore sambucane costituiscono invece il gregge di Barbara Coscia, dell’agriturismo Sereta a Tegli di Franconalto. Sempre a Fraconalto c’è l’azienda agricola Garscei di Andrea Bonanno, il cui latte di capra viene venduto a un caseificio di Genova (quest’anno sarà attivato un laboratorio per la produzione di formaggio). Infine a Molare Valentina Albareto bada a capre, pecore, bovini e animali da cortile grazie ai suoi quattro cani.

    Nelle foto, dall’alto: Matteo Beccuti con India, Erika Bruzzese, Andrea Signori (cortesia Ente di gestione delle Aree protette dell’Appennino piemontese).

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