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Elio Defrani - e.defrani@ilnovese.info  
5 Febbraio 2019
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Pernigotti, firmata la cassa integrazione. “Una pagina triste per Novi”

[AGGIORNAMENTO: firmata la cassa integrazione] L'azienda non molla il marchio e procede sulla strada della terziarizzazione. Produzioni alla Laica di Novara. Diverse le manifestazioni di interesse. Settore dei semilavorati per gelaterie verso la cessione separata

[AGGIORNAMENTO: firmata la cassa integrazione] L'azienda non molla il marchio e procede sulla strada della terziarizzazione. Produzioni alla Laica di Novara. Diverse le manifestazioni di interesse. Settore dei semilavorati per gelaterie verso la cessione separata

AGGIORNAMENTO ORE 18.30 – Al ministero del Lavoro è stata firmata la cassa integrazione per i cento dipendenti della Pernigotti, con l’impegno per la reindustrializzazione del sito di Novi Ligure. «Oggi firmiamo per dare un sostegno al reddito ai lavoratori, ma ribadiamo la necessità di un incontro al Mise per dare un futuro ai lavoratori e al tessuto produttivo del territorio, legato indissolubilmente a un marchio storico come Pernigotti. Chi vuole chiudere deve cedere il marchio e consentire la continuità di un brand così importante per tutelare la qualità e l’occupazione». Lo ha dichiarato Angelo Paolella della Flai Cgil nazionale, a margine del tavolo di oggi a Roma. «Ci aspettiamo che il governo intervenga concretamente in questa direzione. Oggi abbiamo scritto una pagina triste per lo stabilimento Pernigotti, ma vigileremo affinché gli impegni sulla reindustrializzazione si possano concretizzare, valutando anche un fitto d’azienda per velocizzare la ripresa produttiva del sito».

ROMA – Le notizie che arrivano dal tavolo sulla Pernigotti aperto al ministero del Lavoro non sono positive. L’azienda ha confermato la propria volontà di non cedere il marchio e di procedere sulla strada della terziarizzazione, mentre il ramo dei semilavorati per gelaterie e pasticcerie verrebbe ceduto separatamente dal resto. Di fatto però l’esternalizzazione sarebbe già cominciata, con parte delle produzioni trasferite a un’azienda del novarese, la Laica di Arona, uno dei nomi circolati fin dai primi giorni della crisi.

Secondo quanto trapela da Roma, ci sarebbero tre manifestazioni di interesse confermate e altri quattro possibili investitori sarebbero in attesa di effettuare un sopralluogo nella fabbrica. Trentasei le aziende contattate dall’advisor Sernet dall’inizio dell’incarico. Tra quelle interessate ci sarebbe un’azienda italiana specializzata nella cioccolata che produce a marchio proprio e per conto terzi, una cordata di investitori (alcuni dei quali del settore dolciario) e una cooperativa sociale. Progetti che complessivamente occuperebbero tra i 30 e i 50 lavoratori.