Farian
Home
Gibus - redazione@alessandrianews.it  
2 Marzo 2019
ore
00:00 Logo Newsguard

Farian Sabahi e la sua storia persiana tra due Paesi e tre religioni

Dalle sponde del Tanaro alle rive del Mar Caspio, dai monti Elborz alle colline del Monferrato, Farian, che in persiano vuol dire “sogno che viene di notte”, cammina su un filo teso tra Oriente e Occidente, scoprendosi discendente dal Profeta Maometto secondo la tradizione sciita, sentendosi bollare come “bastarda” dal professore di religione

Dalle sponde del Tanaro alle rive del Mar Caspio, dai monti Elborz alle colline del Monferrato, Farian, che in persiano vuol dire “sogno che viene di notte”, cammina su un filo teso tra Oriente e Occidente, scoprendosi discendente dal Profeta Maometto secondo la tradizione sciita, sentendosi bollare come “bastarda” dal professore di religione

LO SCAFFALE – Non legare il cuore. La mia storia persiana tra due Paesi e tre religioni di Farian Sabahi – Solferino i libri del Corriere della Sera – maggio 2018. Fariah Sabahi (Alessandria – 1967) docente, giornalista, storica di padre iraniano e madre italiana, dopo una laurea in Economia all’Università Bocconi e una in Storia orientale all’Università di Bologna, nel 1999 consegue il dottorato in Storia dell’Iran alla School of Oriental and African Studies di Londra. Un anno più tardi intraprende una brillante carriera accademica che la porta a insegnare alla Bocconi e negli atenei di Torino, Roma, Siena e Ginevra. Ora insegna Relazioni internazionali del Medio Oriente presso l’Università della Valle d’Aosta. Come giornalista professionista scrive per il Corriere della Sera, Io Donna, Il Manifesto. Nel 2010 è insignita del Premio Amalfi sezione Mediterraneo, nel 2011 del Premio Torino Libera intitolato a Valdo Fusi, nel 2016 del Premio giornalistico Con gli occhi di una donna. È autrice dei saggi Storia dell’Iran e Storia dello Yemen, dei reportage Un’estate a Teheran, Islam: l’identità inquieta dell’Europa, del reading teatrale Noi donne di Teheran e del libro intervista Il mio esilio con il Nobel per la pace Shirin Ebadi.

Quando si parla di se stessi o di avvenimenti che rientrano nella cerchia delle esperienze personali bisogna essere spontanei e sinceri. Si deve avere la libertà di scavare nel più profondo dell’anima e fissare le emozioni più intense, più sentite.

Chi rimane freddo e lontano cade nell’ovvietà di frasi fatte e in proponimenti che non trovano alcuna eco. Ma quando l’argomento è vissuto e il sentimento trabocca, le immagini fluiscono impetuose, precise, vive così come ha scelto di fare la nostra autrice, nata da uno dei primi matrimoni misti degli anni Sessanta.

Dalle sponde del Tanaro alle rive del Mar Caspio, dai monti Elborz alle colline del Monferrato, Farian, che in persiano vuol dire “sogno che viene di notte”, cammina su un filo teso tra Oriente e Occidente, scoprendosi discendente dal Profeta Maometto secondo la tradizione sciita, sentendosi bollare come “bastarda” dal professore di religione.

Nel suo racconto autobiografico, che impreziosisce di fatti e annotazioni, Farian Sabahi ci propone il racconto di una giovane vita spesa nella costante certezza degli affetti di una famiglia “normale” anche se di tradizioni e costumi differenti e protesa al bene dei piccoli, vera e sublime ipoteca per il futuro.

Come dice Gianfranco Ravasi “La testimonianza di Farian rimarrà nell’animo del lettore, cristiano e mussulmano o privo di un’appartenenza professata. Tutti membri della stessa umanità”.

In viaggio per necessità contingente, sempre sperimentando una curiosità innata e stimolata da continue scoperte, Fabian cresce consapevole che il modello fornito dai genitori non è l’unico a cui aggrapparsi, ma arricchente in una visione d’insieme di due mondi differenti anche se sostanzialmente identici.

“Nel suo cammino spirituale, Farian ha trovato il Dio delle chiese, delle moschee e delle sinagoghe. Lo stesso Dio per tutti” come dice Mohsen Kadivar.