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    Andrea Scotto  
    12 Marzo 2019
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Il gesuita con i pennelli: Andrea Pozzo e il dipinto della Collegiata

    Novi Ligure conserva opere significative del barocco genovese come il "San Francesco Saverio" della Collegiata. Grazie agli studi di Davide Ferraris possiamo "intervistare" l'autore di questo dipinto: il gesuita Andrea Pozzo

    Novi Ligure conserva opere significative del barocco genovese come il "San Francesco Saverio" della Collegiata. Grazie agli studi di Davide Ferraris possiamo "intervistare" l'autore di questo dipinto: il gesuita Andrea Pozzo

    INTERVISTANDO LA STORIA – Dati i suoi legami con Genova, Novi Ligure conserva tuttora opere significative del barocco genovese anche se, come nel caso del “San Francesco Saverio” della chiesa Collegiata, esse sono arrivate qui non sempre come prima destinazione. Grazie agli studi di Davide Ferraris, giovane storico dell’arte, possiamo “intervistare” l’autore di questo dipinto: il gesuita trentino Andrea Pozzo.

    Un gesuita come con i pennelli?
    Sì: ma non solo. Oltre che pale d’altare e affreschi, ho realizzato progetti di chiese e collegi, e pure pubblicato “Perspectiva pictorum et architectorum”, un trattato sull’uso della prospettiva in pittura e architettura.

    Tra questi, il collegio dei Gesuiti a Novi ligure, nell’are dell’attuale Piazza Carenzi?
    No, quello è stato costruito dopo il 1750, io non c’entro. Di fatto, però, la presenza dei Gesuiti a Novi Ligure, anche se episodica, risale ai primi tempi dell’Ordine: nei mesi appena precedenti il 1564, giusto una trentina d’anni dopo la fondazione, padre Michele Botelho fu a Voltaggio, Gavi, Serravalle e, appunto, Novi Ligure, luoghi in cui ebbe licenza di predicare. Per di più, a Novi Ligure, con il sistema delle Fiere di Cambio, le più ricche famiglie genovesi, comprese quelle amiche del nostro Ordine, costruirono splendidi palazzi e rinnovarono profondamente arte e architettura nelle chiese: per questo trovo del tutto normale che, nella chiesa principale della vostra città, ci sia un dipinto dedicato ad un Santo gesuita.

    Il vostro dipinto della chiesa Collegiata a Novi Ligure?
    Sì. Ho raffigurato S. Francesco Saverio che predica in India, anche ai bramini, usando il gioco di luce che già Caravaggio aveva utilizzato ne “La vocazione di S. Matteo”: nel mio caso, però, la luce illuminò in pieno i pagani ma, provenendo dalle spalle di S. Francesco Saverio, lasciò in ombra la figura di questo Santo. Si dice che questo particolare non sia piaciuto ai miei confratelli, per i quali avevo dipinto questa pala d’altare: di qui il trasferimento a Novi Ligure, dove voi potete ammirarla ancora oggi, negli anni attorno al 1679.

    Perché un Santo gesuita così importante, secondo solo al fondatore Ignazio di Loyola, a Novi Ligure, in chiesa Collegiata?
    Nel secolo d’oro dei Genovesi, il Seicento, i due ordini religiosi più “alla moda” (sì, proprio così: nella storia, abbiamo avuto anche le “mode” riguardanti la religione) eravamo noi Gesuiti e i Teatini, fondati da Gaetano da Thiene; spesso tra noi vi furono incomprensioni e contrapposizioni, come potete plasticamente ammirare nella vostra chiesa Collegiata: Francesco Saverio e Gaetano da Thiene, uno di fronte all’altro, oserei dire “contrapposti”.

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