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Festa del lavoro: “sempre più triste se il lavoro non c’è”
"La battaglia per il lavoro non è mai finita" hanno detto i sindacati Cgil, Cisl e Uil dal palco della festa provinciale che si è tenuta a Novi. E' stata una festa in nome del lavoro che non c'è, che è precario e che può anche uccidere per mancanza di misure di sicurezza e che, anche per questi motivi, è giusto celebrare
"La battaglia per il lavoro non è mai finita" hanno detto i sindacati Cgil, Cisl e Uil dal palco della festa provinciale che si è tenuta a Novi. E' stata una festa in nome del lavoro che non c'è, che è precario e che può anche uccidere per mancanza di misure di sicurezza e che, anche per questi motivi, è giusto celebrare
C’erano i lavoratori Pernigotti in testa al corteo del Primo Maggio novese che hanno ricordato la loro battaglia: “siamo ostaggio di due personaggi convinti che basti avere un ufficio a Milano per definirsi imprenditori. Si devono ricordare il lavoro è dignità, che stanno facendo del male a persone, famiglie, a una città” ha detto Piero Frecucci, di Uila Uil, rappresentante sindacale di Pernigotti. Dal palco di Novi Frescucci ha lanciato un appello alla politica: “basta promesse, abbiamo bisogno di fatti. Non si giochi a chi fa le leggi più belle, si agisca. La battaglia per salvare Pernigotti continua”. Parole pronunciate anche dal sindaco Rocco Muliere.
Massimiliano Santi Laurini, delegato Fiom Cgil, ha ricordato invece la vicenda di Kme: “da dieci anni andiamo avanti con ammortizzatori sociali. In dieci anni nello stabilimento di Serravalle si sono persi 250 posti di lavoro. Abbiamo firmato un accordo e i lavoratori faranno un ulteriore sforzo, rinunciando d una parte del salario per garantire il lavoro a tutti. E’ un 1° maggio sempre più triste, perchè i lavoratori sono sempre meno”.
Da Aldo Gregori per Uil, Marco Ciani per Cisl, che ha tenuto il discorso conclusivo, e Franco Armosino per Cgil arriva però l’invito a restare uniti, a proseguire nell’impegno e nella lotta per i diritti e per il lavoro. “Non dobbiamo perdere di vista lo stato sociale he deve puntare ad un benessere sostenibile, altrimenti non ci potremo definire uno stato civile”.