Gli alberi di Lorenzo Bevegni in mostra a Spazio Arte
L'artista di Frugarolo espone per la prima volta a Gavi i suoi "Alberi"
GAVI — Alberi, mistici profili in ascesa verticale, perpendicolari alla linea degli orizzonti di cui disegnano lo spazio. Dalle radici, attraverso le vene dei tronchi e l’intreccio dei rami, passano i sentieri che valicano la frontiera fra la terra e il cielo. “Alberi” è il titolo della mostra che apre le porte all’estate di Spazio Arte a Gavi. Meli, mandorli, pioppi, querce, noccioli, viti e ulivi, solitari o in linee di confine e compagnie di frutteto. E il gelso, che al tempo delle filande e della pregiata seta locale popolava i nostri paesaggi, tra Novi e Alessandria, con il nodoso, nobile fusto e l’eleganza esile dei rami. Come i suoi gelsi, anche l’artista, il maestro Lorenzo Bevegni, ha qui le sue radici.
Nato e cresciuto nella campagna di Frugarolo, anima migrante vissuta tra il porto di Genova e il mondo, Bevegni è uomo di transito, come i suoi alberi. Residente oggi nel capoluogo ligure, qui, tra collina e pianura, torna a casa. Un talento innato per il disegno, già espresso nelle tecniche grafiche di scuola e lavoro, dopo gli studi nautici e gli anni settanta trascorsi da capitano su petroliere e mercantili, Bevegni approda alla pittura da autodidatta con l’attracco e l’attività d’agente marittimo. Ancora vita di viaggio, con un’ancora nella famiglia e nella dimensione pittorica del paesaggio.
«Non può mancare un albero nello skyline del mio paesaggio: la Natura è protagonista, dove uomini o animali lasciano segni, ma sono assenti». Con un gusto stilistico che richiama la pittura romantica dell’Ottocento, per l’artista il dipinto è, in primis, territorio di libertà spaziale, finestra sull’ambiente naturale, sull’immaginazione che ne deriva e l’infinito, sulla sostanza cromatica di luoghi fisici vissuti e diventati indelebili impronte nella memoria. Le stagioni, il vento, i guizzi bianchi o in variazioni chiaroscuri di verde, marrone e azzurro scandiscono nei suoi quadri luci e movimenti.
Rappresentativa della rassegna è l’opera “Terra”: l’origine in un gelso isolato, di margine agreste, tra lo sfumato lucore d’alba dello sfondo e il bruno del suolo, dove all’olio si mescola terriccio raccolto dal cortile di casa. Si avverte, certo, un presentimento salmastro di là dal piano prospettico della rappresentazione bucolica: è il mare, nuova proiezione di uno squarcio nello spazio oltre a quello dipinto, dove sono alberi di vele a segnare gli orizzonti tra la distesa acquea e il cielo. Alberi marinai. Questa sarà, forse, la prossima tappa del viaggio.
La mostra rimarrà aperta fino al 12 luglio, in Corte Zerbo a Gavi. Orari: da giovedì a domenica, dalle 16.00 alle 19.00. Entrata libera.