Fino alla fine
Il 2 e il 3 luglio lo stadio dell’Olympique Lione, il club che ha conquistato gli ultimi 13 campionati nazionali di calcio femminile, ospiterà le due semifinali della FIFA Women’s Worl Cup. Ci saranno le favoritissime americane, la Svezia che ha battuto in rimonta la Germania, l’Inghilterra che ha schiantato la Norvegia e l’Olanda che ha sconfitto l’Italia 2 a 0, nella fornace di Valenciennes. Ancora una volta le maglie azzurre esalano il fatal sospiro nei fantasmi di un’afa meridiana, come quando Roberto Baggio, al Rose Bowl di Pasadena, tirò sopra la traversa il rigore che consegnò a un Brasile non irresistibile il Mundial di USA ’94. Ma, come ha giustamente ricordato la CT Milena Bertolini alla vigilia del quarto di finale contro le Orange, il caldo è democratico, così come la follia degli organizzatori di una manifestazione che meritava ben altro rispetto, dato il successo che sta riscuotendo. Del resto stiamo parlando degli stessi tecnocrati che, dopo aver assegnato i Mondiali maschili del 2022 al Qatar, sono stati costretti a collocarli tra novembre e dicembre, perché anche i soldi degli Emiri non valgono il ricovero per disidratazione dei vari Messi e Ronaldo.
Del resto tra i tanti meriti della nostra allenatrice c’è proprio quello di non aver mai cercato alibi o ceduto alla tentazione del melodramma sportivo in cui, purtroppo, sono maestri molti dei protagonisti del nostro sport nazionale. Penserà a lungo, nei prossimi giorni, Bertolini, alla scelta di tenere in panchina la talentuosa Girelli; ma la verità è che le olandesi si sono dimostrate molto più forti e hanno meritato di vincere, dominando tecnicamente e atleticamente, ben oltre i due gol sugli sviluppi di calci piazzati. Quasi sempre nello sport vincono i migliori ed è inutile arrampicarsi sugli specchi delle recriminazioni.
Ancora una volta i Paesi Bassi ci sono fatali, come spesso è accaduto in diversi sport, soprattutto al femminile. Successe alle nostre pallanuotiste ai quarti di finali delle Olimpiadi di Pechino, dopo i tiri di rigore, e alle nostre pallavoliste l’anno scorso agli Europei, sempre ai quarti di finale, in una replica in minore della sconfitta forse più dolorosa della nostra storia sportiva, quando ad Atlanta ’96 si infranse il sogno olimpico della nazionale di volley maschile di Julio Velasco. Ma le maledizioni, le bestie nere, sono parte di quell’epica sportiva che nei riscatti e nelle rivincite ha il motore delle proprie storie, dei propri sogni.
Sarà quindi un motivo in più per riprovarci, per non disperdere il patrimonio di interesse che si è riversato su un movimento che, è bene dirlo, rischia concretamente di rientrare negli angusti ranghi dei dimenticatoi sin dalle prime amichevoli di luglio e dai preliminari di Europa League. Diciamo la verità: solo altri risultati garantiranno a Gama, Bonansea, Galli, Giuliano, Guagni, Cernoia e compagne di non essere state il patinato inserto estivo di un calcio declinato solo al maschile.
Il primo banco di prova sarà l’attenzione che verrà dedicata alle semifinali e alle finali di questo campionato del Mondo, anche dopo l’eliminazione dell’Italia, segnando il discrimine tra il tifo e la passione sportiva che, quando si congiungono, realizzano il miracolo popolare dell’homo ludens, ma che troppo spesso prendono traiettorie divergenti. Noi ci saremo: perché questo è un bellissimo mondiale e perché è il modo migliore per onorare le nostre calciatrici.