“Uccise la madre”: processo davanti alla Corte d’Assise
Mauro Traverso rinviato a giudizio: davanti ai giudici il 25 novembre
ARQUATA SCRIVIA — Mauro Traverso verrà processato davanti alla Corte d’Assise di Alessandria il prossimo 25 novembre. E’ accusato di omicidio volontario: la vittima è sua madre, Igina Fabbri trovata morta il 6 febbraio 2018 per ipotermia.
L’arresto un anno fa, cinque mesi dopo il drammatico ritrovamento della donna. Lo avevano eseguito i Carabinieri ad Asti, dove l’uomo si era trasferito a vivere con la compagna.
L’arrivo dei militari
“Buongiorno, ci manda la signora Igina Fabbri”. “Igina Fabbri è mia madre”. “Lo sappiamo”.
Così si era presentato il luogotenente Alfio Musumeci, comandante del nucleo investigativo dei carabinieri del Comando Provinciale di Alessandria, quando ha bloccato Mauro Traverso. L’uomo stava salendo in macchina: il 6 luglio 2018, alle 15.15, esattamente un anno fa, i carabinieri hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip, Luisa Avanzino.
Gli investigatori, insieme al sostituto procuratore della Repubblica di Alessandria, Alessio Rinaldi, hanno mosso contro il figlio di Igina Fabbri pesanti accuse: sequestro di persona e omicidio, entrambi aggravati dall’aver commesso i fatti nei confronti di un ascendente. Secondo i carabinieri, diretti dal colonnello Giuseppe Di Fonzo e dal colonnello Giacomo Tessore, Mauro Traverso, 47 anni, è responsabile della morte della madre.
L’agonia di Igina
Il quadro probatorio che inchioda il 46enne è stato raccolto in cinque mesi di lavoro: i militari, avevano spiegato in conferenza stampa, hanno smontato passo passo tutte le bugie raccontate dal momento in cui aveva effettuato la chiamata al 118 dove chiedeva aiuto avendo trovato la madre agonizzante.
La donna è morta ‘di freddo’, dopo essere rimasta per due giorni legata ai polsi con delle fascette da elettricista nella casa di famiglia, in borgata Pessino, ad Arquata Scrivia, che Traverso aveva messo in vendita. Abitazione senza energia elettrica e riscaldamento.
L’uomo, difeso dall’avvocato Aldo Mirate, ha sempre negato le accuse.