Con Massimo Rigo un po’ di Alessandria sul palco di Locarno
L'attore alessandrino è tra i protagonisti di The Nest, la pellicola di De Feo presentata al 72esimo Festival di Locarno
LOCARNO — Massimo Rigo è un attore, di origini alessandrine, il cui curriculum vanta una lunga carriera teatrale e molte serie tv. Artista completo, lo abbiamo già visto al cinema nel film thriller di Donato Carrisi del 2017 “La ragazza nella nebbia” con Tony Servillo, Jean Reno e Alessio Boni. Quest’estate Rigo [nella foto] è tornato a calcare il grande schermo calandosi nei panni dello Zio inquietante e decisamente sinistro nel cast di “The Nest”, una produzione sempre siglata Colorado Film.
La pellicola, presentata il 15 agosto al 72° Film Festival di Locarno, ha fatto esclamare gli appassionati che finalmente vedono l’horror tornare in Italia, ma, anche se classificata come storia dell’orrore, incasellarla solo in questo genere sarebbe riduttivo. Il regista pugliese Roberto De Feo, alle prese con il suo primo lungometraggio, ci immerge nella realtà surreale di Villa dei Laghi. Tenuta nei pressi di Torino diventata la vera protagonista della storia e, grazie alla collaborazione con la Film Commission Piemonte, ha preso vita.
L’intreccio narrativo, dal forte sapore gotico, gravita attorno all’universo di Samuel (Justin Alexander Korovkin), etereo ragazzino, protagonista su sedia a rotelle. I personaggi che costellano questa vita chiusa nei confini della casa sono misteriosi e angoscianti. Una famiglia costretta dalla madre Elena (Francesca Cavallin) a non pronunciarsi sull’esterno e che viene tenuta sotto scacco da un impressionante Dottore (Maurizio Lombardi). Scena madre di questa distorsione vede i parenti tra cui lo Zio Claudio (Massimo Rigo) intenti a festeggiare il compleanno di Samuel. La Zia Carla (Cristina Golotta), dopo aver raccontato un episodio della sua vita precedente alla Villa, viene presa da parte e punita corporalmente oltre a essere costretta a recitare le quattro regole cardine: 1) Non mangiare troppo, 2) Non piangere, 3) Non parlare del mondo esterno, 4) Non parlare troppo con Samuel.
Questa mistificazione del mondo oltre la tenuta è il vero motore del film, la cui tensione narrativa viene offerta allo spettatore fin dalle prime scene. Sicuramente i cinefili vedranno i retaggi dell’horror all’italiana, di cui lo stesso De Feo non fa segreto, come Argento, Fulci, Bava, quello che spicca di più però è un evidente parallelismo con “The Others” di Alejandro Amenábar. Tenendo conto di tutto ciò ne esce una pellicola interessante, pur con dei cali narrativi dovuti alla scelta di non essere un horror in senso stretto, il dramma psicologico è vincente. Protagonista di questo intreccio è una madre che, per quanto dispotica, cerca con le sue regole ferree di preservare il suo unico figlio. Un rapporto dicotomico messo in crisi dall’arrivo di Denise (Ginevra Francesconi) che risveglia in Samuel il bisogno di conoscere la verità, oltre che dar sfogo all’inizio della pubertà.
Lo stesso Roberto De Feo, intervistato da Hashtagch, sottolinea l’importanza dell’interpretazione da parte del cast, che sul palco di Locarno ha espresso tutto il calore e la complicità necessaria per la riuscita di un’opera prima. La vera rivelazione del film infatti, oltre al regista, sono gli attori che riescono a tenere alta l’attenzione facendo appassionare il pubblico alla storia.