Silvio Orlando e Alice Redini al Giacometti in “Si nota all’imbrunire”
In uno spettacolo di Lucia Calamaro raccontano il tema della solitudine sociale, un male oscuro e insidioso
NOVI LIGURE — L’ultimo appuntamento del 2019 con la stagione teatrale al Giacometti è in programma stasera, martedì 17 dicembre alle 21.00, con lo spettacolo “Si nota all’imbrunire” con Silvio Orlando protagonista, scritto dalla drammaturga, regista e attrice Lucia Calamaro (vincitrice del premio Ubu 2012), che ne firma anche la regia. Sul palco anche l’attrice novese Alice Redini.
Tratto dall’omonimo libro della Calamaro, “Si nota all’imbrunire” tratta il tema della solitudine sociale, un male oscuro e insidioso. Dopo la morte della moglie dieci anni prima, Silvio (Orlando) si rifugia in una casa di campagna di un paesino spopolato. Lì, da solo, lontano da tutto e da tutti, si sente bene: qualche volta canta una canzone, altre volte legge una poesia e, nel corso degli anni, ha acquisito un discreto numero di manie, la più grave delle quali è il non voler più camminare, spia della sua grave solitudine, preferendo rincorrere i pensieri che si affollano nel labirinto della sua mente, confondendo spesso realtà e fantasia.
Proprio per mettere fine al suo isolamento e riportarlo alla vita reale, irrompono nella sua esistenza i tre figli che finora non si sono preoccupati troppo del padre: la noiosissima Alice (Alice Redini), l’inconcludente Riccardo (Riccardo Goretti), l’aspirante poetessa Maria Laura (Maria Laura Rondanini) e il fratello maggiore Roberto (Roberto Nobile), grande appassionato di citazioni e corse di moto. Il tempo passa lentamente nella grande casa di campagna dove la famiglia non può fare a meno di scontrarsi di continuo, litigare, impuntarsi su ogni piccolo evento quotidiano, perché tutti sono esasperati dalla presenza dell’altro che ormai, nonostante il legame di sangue, non riconoscono più e, durante la vecchiaia, si è soli pur essendo insieme alle persone con cui è stata condivisa una vita intera.
L’autrice si interroga sulla morte e sulla memoria, su come sia possibile sopravvivere a un lutto in una società che sembra non avere più spazio per la sofferenza. Quando si sta male, si cerca un rimedio per guarire, perché ogni situazione intorno pretende che l’uomo dimentichi, anche se, una volta lenito il dolore, incomincia anche a essere meno nitido il ricordo della persona cara.
Classe 1957, Orlando ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile e il Premio Pasinetti al miglior attore alla 65esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia per “Il papà di Giovanna”, oltre a due David di Donatello nel 1998 (“Aprile”) e nel 2006 (“Il caimano”), un Nastro d’argento nel 2000 (“Preferisco il rumore del mare”) e un Globo d’oro nel 1994 (“Sud”).