“Novi-Vigata”, ricordi di due città nel nuovo libro di Sacco
La rassegna "Un libro in galleria" ospiterà Salvatore Sacco e il suo "Novi-Vigata. Un treno carico di emozioni"
NOVI LIGURE — Oggi, giovedì 30 gennaio alle 18.00, la rassegna “Un libro in galleria” ospiterà Salvatore Sacco e il suo “Novi-Vigata. Un treno carico di emozioni”. Secondo libro dell’autore novese, dopo la raccolta “I ragazzi della Pieve”, “Novi-Vigata” è un vero e proprio viaggio in sospeso tra lo spazio ed il tempo: da Novi a Porto Empedocle, dai nostri giorni agli anni Cinquanta. L’appuntamento, come sempre, è alle ore 18.00 presso la galleria Pagetto Arte (via Girardengo 85-87).
Nel 1957 Salvatore Sacco affronta il primo viaggio in treno da Porto Empedocle a Novi Ligure, la sua nuova casa. Venticinque anni dopo lo stesso treno lo riporterà a “Vigata”, per dirla con Camilleri, e in quella carrozza cominciano a riaffiorare ricordi provenienti dalle “due infanzie” che l’autore ha vissuto: il periodo invernale, scolastico, a Novi Ligure con i nonni; le estati a Porto Empedocle con i genitori e gli amici. Due mondi diversi che si intrecciano e offrono al lettore il duplice volto dell’Italia negli anni Cinquanta, segnata dalla costante migrazione interna dal Sud al Nord.
Salvatore Sacco è nato a Porto Empedocle il 30 gennaio del 1951, una cittadina siciliana di cui è fiero, oggi chiamata anche Vigata, in onore del suo grande figlio, il maestro di regia e scrittore Andrea Camilleri. Ma, dal 1957, è anche orgogliosamente novese e porta sempre nel cuore la città dei Campionissimi, Coppi e Girardengo. Da sempre appassionato lettore, ha deciso di cimentarsi con la scrittura e pubblicare “I ragazzi della Pieve” «per fare un viaggio nel tempo. Ricordare, oltre che rivivere, gli anni della mia giovinezza con gli amici è stato come fare un bagno di salute». Se nel suo primo libro ha spiegato perché scrive, in questo secondo ha provato a spiegare perché continua a farlo: «scrivo perché mi diverte. Scrivo perché ho qualcosa da raccontare e continuo a farlo perché qualcosa nella vita bisogna pur fare».