Covid-19: “Tamponi, disparità di trattamento”
Lettera aperta del NurSind, sindacato delle professioni infermieristiche, che analizza anche i tagli alla Sanità
ALESSANDRIA – Emergenza coronavirus: il sindacato delle professioni infermieristiche (Nursind) di Alessandria, nella persona del delegato aziendale Francesco Pesce, fa una serie di riflessioni sulla realtà che stiamo vivendo a livello globale.
“Infermieri, medici e oss sono impegnati nella lotta al diritto alla salute pubblica e alla sopravvivenza – scrive Pesce – viviamo sulla nostra pelle tutta la tensione, la responsabilità e la paura di chi sa cosa significa trovarsi in prima linea a mani nude e siamo vicini ai nostri colleghi e a tutti gli operatori sanitari che si stanno spendendo in questa guerra in maniera esemplare, coraggiosa e commovente”.
Il sindacalista, professionalmente in prima linea, fa un’analisi sulle azioni del passato, e sul perché la nazione, di conseguenza la nostra provincia, è sprofondata in questo incubo.
“E’ vero che nessuno di noi si aspettava una pandemia, ma loro, gli sciagurati, che hanno ridotto il nostro sistema sanitario nazionale ad uno scolapasta, pur definendosi esperti, non hanno mai tenuto conto che taglio dopo taglio la nostra sanità non avrebbe retto nemmeno ad una epidemia di dimensioni più modeste, figuriamoci a quello che sta accadendo”.
Francesco Pesce prende in considerazione gli ultimi vent’anni.
“Nel 1992 il Sistema aveva a disposizione 365mila posti letto, nel 2017 erano 191mila, 174mila posti in meno. Chiusi i presidi più piccoli, a vantaggio della sanità privata. Secondo le stime della fondazione Gimbe (fondazione di diritto privato costituita dall’associazione Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), sono stati tagliati negli ultimi decenni 35 miliardi, 25 solo nel periodo 2010-2015, con un’impennata sui tagli a partire dal governo Monti e a seguire: siamo passati dai 5,8 posti letto per mille abitanti dal 1998 a 3,6 nel 2017″.
Il personale sanitario non è uscito indenne. “Per quanto riguarda il personale sanitario dal 2010 ad oggi sono stati falciati circa 72mila operatori, spesso con premi ai dirigenti che si occupavano di questo sfoltimento in nome della spending review”.
Qual è la situazione Covid-19 in Piemonte?
“La nostra Azienda locale – continua Pesce nella lettera aperta – al fine di incrementare i posti letto, ha convertito parecchie strutture in reparti Covid-19 per fronteggiare una situazione che in Piemonte e nell’Alessandrino volge al collasso, basti pensare che i pazienti più gravi vengono trasferiti fuori regione perché hanno bisogno della terapia intensiva.
Ma non sono solo i posti letto a mancare, ma anche i Dispositivi di sicurezza, fondamentali per contenere il contagio e sui quali decreto dopo decreto c’è solo confusione, perché sull’utilizzo la priorità cambia in relazione alla quantità disponibile o indisponibile.
L’Oms raccomanda di utilizzare mascherine ffp2 o ffp3 su paziente Covid-19 accertato, e per manovre invasive effettuate a meno di un metro e/o che creano dropplets (goccioline) e aereosol tipo intubazione, broncoaspirazione, pulizia cavo orale e altro. La bibliografia, al riguardo, indica per queste manovre la mascherina ffp3, unico dispositivo utile a proteggere dal Covid-19, eppure spesso questi dispositivi sono del tutto assenti e gli operatori si trovano a fronteggiare il nemico privi di armatura”.
Tamponi, una questione spinosa.
“Il Governatore Cirio ha dichiarato di voler sottoporre al tampone tutti gli operatori sanitari indistintamente – continua – a oggi sono solo parole. In ogni caso, le disposizioni sugli asintomatici prevedono che chi è stato a contatto con Covid-19 senza Dispositivi di sicurezza, sia in ospedale che fuori, venga sottoposto a tampone. Eppure notiamo come questa amministrazione abbia figli e figliastri. Ad esempio, su segnalazione di medici e chirurghi è stato effettuato il test velocemente con esito consegnato in poche ore, mentre infermieri, oss e tecnici, il più delle volte, sono stati messi in gentile attesa. O, peggio ancora, a tamponi effettuati, costretti a attendere il risultato per giorni. Un modus operandi che sta andando in direzione pericolosa e contraria all’Organizzazione mondiale della Sanità, Iss, Governo e Regioni, che stride con il contenimento dei contagi. Si spendono parole come eroi, guerrieri e angeli (speriamo di no) sugli infermieri, ma Decreti e amministrazioni pongono una spada di Damocle sugli stessi: senza Dpi, senza tampone e senza quarantena, con solo 100 euro in tasca come premio a chi si sta immolando sull’altare della Patria (secondo il presidente Gimbe) il numero degli “operatori sanitari infetti è enorme. L’8,3% dei casi totali è una percentuale più che doppia rispetto alla coorte cinese”.