“Ripartiremo nel 2021, ma quanti saremo?”
Le paure e le richieste dei circoli, le proposte della Federazione
ALESSANDRIA – “Potremmo tornare a giocare nel 2021, ma quanti saremo?”. Roberto Rovere, presidente de La Familiare, è una delle voci preoccupate che si alzano dalle società di bocce della provincia. Mario Carlini ha chiuso La Boccia di Acqui (tra l’altro visitata qualche giorno fa dai ladri) quasi 24 ore prima del decreto Conte. “Non ho dormito per notti: pensavo ai nostri 250 soci, alla loro salute, e anche ai gestori del bar, che si sarebbero trovati senza lavoro, ma non avevo scelta”.
Difficile immaginare la ripresa, “in una gara a quadrette ci sono anche 32 formazioni su un campo di 25×12. Come creare le distanze sociali? Forse sui campi all’aperto, ma nei bocciodromi sarà dura” la domanda di Gianpaolo Polo, che sperava,come tutti alla Marchelli Ovada, di vivere una stagione importante, anche con l’inaugurazione del teatro rimesso a nuovo.
Massimo Desimoni, alla Novese, spera che dal 4 maggio ci sia un po’ più di libertà, “ma noi scontiamo anche una età a rischio di molti praticanti”. Per Piergiorgio Maggiora, della Belvedere Valenza, la chiusura rischia di privare le comunità di “luoghi fondamentali di aggregazione, con una funzione sociale enorme“.
Una funzione che la federazione vuole assolutamente difendere. Con quali interventi? Il presidente regionale Claudio Vittino, parla di “prolungamento della stagione fino a dicembre 2020, ammortizzando così il costo dei cartellini dei giocatori. E,anche, di tasse di affiliazione che non si pagheranno nel 2021“. Alcune misure, non le uniche, per uno sport che in provincia ha 30 società e oltre 2000 tesserati: l’approfondimento sul Piccolo in edicola.