Ex Ilva, Arcelor Mittal vuole altri 3.200 lavoratori in ‘cassa’
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Luciano Asborno  
9 Giugno 2020
ore
15:43 Logo Newsguard
Novi Ligure

Ex Ilva, Arcelor Mittal vuole altri 3.200 lavoratori in ‘cassa’

NOVI LIGURE – Situazione esplosiva negli stabilimenti ex Ilva, quello di Novi Ligure compreso, dove i lavoratori chiedono al Governo di esercitare il suo ruolo e non limitarsi a comunicare ai sindacalisti ciò che decide ArcelorMittal, l’azienda che ha in affitto gli stabilimenti del gruppo siderurgico italiano in amministrazione straordinaria.

Quella di oggi è una giornata che consegna un altro pesante fardello di preoccupazioni ai dipendenti di ArcelorMittal. Nell’incontro che i segretari nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil, Uilm Uil e Ugl metalmeccanici hanno avuto in videoconferenza con i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri e Nunzia Catalfo hanno potuto apprendere i contenuti del piano industriale di ArcelorMittal che aggiunge altri 3.200 esuberi ai 1.700 che l’azienda non aveva assorbito da Ilva nel settembre 2018 quando prese in affitto i siti produttivi che asseriva di voler acquisire.

Oltre alla conferma delle indiscrezioni sul piano di ArcelorMittalche circolavano da venerdì e si sono rivelate fondate, i sindacalisti hanno appreso il pensiero del ministro dell’industria e dello sviluppo economico Patuanelli secondo il quale “la rimozione dello scudo penale è un pretesto dell’azienda per restituire gli impianti“.

Piccata la replica dei sindacalisti, a partire da Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim Cisl: “La realtà ha evidenziato che con l’introduzione dell’emendamento con cui si è cancellato lo scudo penale è iniziato il disimpegno di ArcelorMittal. L’azienda pagava 1,8 miliardi per acquisire Ilva e ora metterà 500 milioni per una partecipazione di minoranza, magari con il prestito previsto dal decreto legge liquidità e tutto il resto lo metteranno i contribuenti. Un capolavoro”.

I rappresentati del Governo hanno confermato ai sindacalisti la disponibilità dello Stato al co-investimento ma resta da verificare se attualmente esiste ancora un soggetto industriale che si voglia impegnare in rilancio e ambientalizzazione dell’acciaieria di Taranto del gruppo ex Ilva.

Nelle prossime ore il Governo riaprirà il confronto rigettando, fa sapere, il piano presentato da ArcelorMittal e prevede di riconvocare i rappresentanti dei lavoratori la prossima settimana.

La tempistica allarma i lavoratori. Quelli di Novi Ligure definiscono “inaccettabile, inadeguato, spropositato, non soddisfacente e irrealizzabile il piano e chiedono risposte rapide. Anche i commissari straordinari di Ilva stroncano il piano industriale.

Francesca Re David della Fiom Cgil chiede “risposte rapide e concrete per chiudere una vicenda che si trascina da 8 anni e imprimere una svolta radicale alla vertenza. Il tempo è scaduto, la situazione è esplosiva, bisogna uscire dal ricatto“.

Con questi propositi i sindacalisti nazionali hanno iniziato a valutare con le segreterie provinciali e i componenti delle rappresentanze sindacali unitarie degli stabilimenti ex Ilva le iniziative da intraprendere a salvaguardia di 5.000 posti di lavoro e della produzione di acciaio in Italia.

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